ROMA. – Crescono i governi a struttura democratica e le organizzazioni attente alla gestione della cosa pubblica, lentamente si delinea il diritto dei lavoratori a emolumenti dignitosi, da un lato sembrano calare le tangenti e dall’altro aumentare gli imprenditori rispettosi delle regole. “E’ che l’onestà, alla lunga, paga; ovvio che nell’immediato lo scippo renda di più”, osserva l’imprenditore Fabio Iacomacci. Curriculum decisamente insolito (studi di chimica, lettere, sociologia, gestione d’impresa, un periodo piuttosto lungo nell’esercito), esperienze in Sud America, un paio di decenni fra Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Burkina, Ghana, Nigeria, Camerun, Tanzania, Madagascar (e Burundi prima della rivolta), Fabio è impegnato essenzialmente nel settore dell’oro: “Se svolta normalmente, è un’attività come un’altra, malgrado il luogo comune che la pretende una sorta di Satana”.
Nel concreto, cosa fanno le tue società?
“Estraggono il prodotto, a volte lo acquisiscono anche da piccole realtà locali; poi lo rivendiamo in Europa. utilizziamo impianti piccoli e medi, e un sistema in pratica impostato sulla forza di gravità: come ogni metallo, l’oro precipita in base al suo proprio peso specifico e a quel punto lo ricuperiamo. Un procedimento naturale, piacerebbe ai Verdi; il lato negativo è che in questo modo perdiamo quella parte di oro che sta aggregata ad altri metalli. Si potrebbe ricuperare utilizzando solventi, quali mercurio e cianuro, che però vengono prima o poi assorbiti dalla pelle di chi lavora e danneggiano occhi, pancreas, fegato, oltre che inquinare terreni e falde a seguito dello scarico dei residui da lavorazione. Purtroppo, questo sistema è tuttora favorito da alcuni imprenditori nordamericani ed europei. Se dovessi fare una graduatoria dei più spregiudicati, inserirei nomi della sponda nord del Mediterraneo. Dal punto di vista commerciale invece, i libanesi rimangono i primi”.
La corruzione?”
A livello spicciolo c’è ovunque, tipo mancia di 5 euro per ottenere in un paio di ore un certificato che sarebbe stato pronto in un paio di giorni.
Le grosse cifre, le tangenti (abitudine scandalosa prima della caduta del Muro), esistono essenzialmente a livelli alti e in alcuni filoni nei quali c’è molta competizione fra europei: intendo armi e materiali elettronici del settore, imponenti forniture infrastrutturali, rilascio di concessioni estrattive e/o petrolifere, gare di appalto”.
I punti irrinunciabili per un imprenditore che voglia rimanere onesto e fare affari in Africa?
“Lavorare in stato di certezza legislativa, munirsi di tutte le licenze, pagare regolarmente le tasse; verificare che gli interlocutori siano in grado di capire esattamente quanto dici; fare attenzione a non urtare usi e costumi locali, instaurare buoni rapporti con i vari “King” o “Nana”. Punto di riferimento delle collettività, specialmente nelle zone rurali, questi personaggi garantiscono il rispetto di antiche tradizioni, credenze, codici morali e comportamentali; sono molto interessati allo sviluppo del territorio, grati a chi porti lavoro e magari realizzi anche una qualche opera (tipo ristrutturare una scuola o provvedere a una determinata fornitura di medicinali).
Posso garantire che i profitti rimangono interessanti pur rispettando tutti questi parametri.”
Mai ricevuto minacce?
“Sì, e ogni volta ho preferito andarmene: investendo noi cifre non enormi in diversi posti contemporaneamente, la crisi di una unità non inficia il programma complessivo.
E’ successo per diverse ragioni: avere rifiutato richieste di danaro (tra l’altro, se paghi anche una sola volta diventi ricattabile e non ne esci più), essere attivi in un territorio dove disturbavamo interessi di altri, retribuire la nostra manovalanza in modo più vantaggioso rispetto a quella locale, che normalmente percepisce paghe da miseria. Anche nel mondo del lavoro mi pare vadano però affiorando segni di una qualche nuova consapevolezza, anno dopo anno emergono già piccole differenze misurabili.
E anche questo è un gran bel segno”.