Qualunque bastimento carico d’umanità è sempre il benvenuto, purché la compassione porti dialogo, non provocazione. E’ questo ciò che pensa Rav Yehoshua Engelman, psicoterapeuta e leader spirituale della sinagoga Yakar di Tel Aviv.
Sono le sette del mattino di una bellissima giornata estiva e, per cominciare bene la settimana, ho deciso di andare a trovare il Rabbino per parlare con lui della prossima Flotilla per Gaza, in arrivo questa settimana.
Ci conosciamo da più di tre anni ormai, ma ancora oggi stento a credere che sia lui uno dei miei più cari confidenti. L’indole amabile e lo spirito anticonformista ed ironico di Rav Yehoshua Engelman spiazzano sempre chiunque.
Yehoshua sa bene come la penso riguardo alle scritture sacre e alle tre religioni monoteiste di Gerusalemme, ma, nonostante i nostri punti di vista siano diversi, mi ha sempre accettato senza cercare di persuadermi, invitandomi piuttosto a scambiare opinioni ed esperienze differenti.
“L’aiuto umanitario più indispensabile di tutti, insieme ai generi di prima necessità, è un’apertura al dialogo”, mi spiega il Rabbino offrendomi un caffè ed una fetta di torta. E’ convinto che, senza comunicazione tra le parti in conflitto, qualunque aiuto sia una goccia in mare. “La differenza tra pietà e compassione è proprio questa – aggiunge – quando si ha compassione si crea uno spazio interiore per capire l’altro”.
Secondo lui, la prossima Flotilla verso Gaza avrebbe successo solo se riuscisse a creare un “dialogo tra Israele e Gaza”, e non uno scatenarsi di eventi e reazioni violente.
“Demolire la casa di un individuo perché è edificata ‘illegalmente’ non è un’azione giusta, anche se dettata dalla legge” continua Engelman.“E’ piuttosto un’azione ingiusta, perché decisa e condivisa da un sistema privo di saggezza”. In fondo “la legge dell’uomo è violenta”, afferma il Rabbino.
Dopo una breve pausa ad occhi chiusi, Rav Yehoshua riprende il discorso: “Il concetto stesso di diritti umani è arretrato, perché il diritto si basa su un insieme di leggi spesso crudeli”. Poi aggiunge: “Bisognerebbe riscrivere le norme e i codici che regolano le nostre vite, mettendo al centro del nostro sistema non la legge, ma la saggezza dell’essere umano”.
E “I maestri spirituali più grandi concordano tutti su un punto comune – conclude Yehoshua – avere compassione è una lotta continua con se stessi e contro ciò che ci vieta di accettare anche le ragioni altrui”.
1 Comment
Sono d’accordo con il RAV YEHOSHUA ENGELMAN. se cerchiamo di comprendere i torti che hanno subito gli abitanti di GAZA, (che sono stati fatti in seguito alla politica) chi si dichiara a favore dei Palestinesi può anche essere in favore degli Israeliani.
Credo sia meglio per ambo le parti trovare un accordo, cercando di trovare e motivare il perchè dei torti fatti e subiti.
Non è mai semplice per le persone andare d’accordo, ma chiedere scusa è un buon motivo per volere trovare un accordo di PACE.
Spero per tutti che, se sono veri aiuti, questi arrivino a destinazione.