“Che canali sono questi?” chiede Muhammed al fratello mentre guarda la televisione in salotto. “Sono i vecchi Canale 7 novembre e Canale 21. Oggi si chiamano Al-Wataniya 1 e Al-Wataniya 2 (Nazionale 1 e Nazionale 2)” risponde il fratello. Il 7 novembre del 1987 Ben Ali prese il potere e iniziò a controllare il Paese e la sua televisione pubblica. Solo dopo la Rivoluzione – quando il popolo è andato a protestare in piazza per avere libertà, diritti, dignità, democrazia e lavoro – i ponti con il regime sono crollati e la televisione nazionale ha cambiato non solo nome, ma anche contenuti.
Muhammed, sorpreso ed incuriosito, prende il telecomando e inizia a fare zapping da un canale all’altro, assetato di novità e spunti sui quali riflettere. Sceglie di seguire un interessante dibattito politico in cui sono invitati a confrontarsi su alcuni temi uno studente, un impiegato, esponenti del Partito Comunista da una parte e della Rinascita Islamica dall’altra. Sono seduti uno affianco all’altro, dietro ad una scrivania. Lo sguardo è rivolto ai telespettatori e i toni sono moderati.
“Cosa può essere salvato dei 55 anni d’indipendenza della Tunisia ?” chiede il giornalista ai presenti. Le risposte di due ospiti arrivano immediate: “ Nonostante il nostro Paese sia stato controllato in questi anni da due dittatori – uno (Bourguiba) colto, l’altro (Ben Ali) rozzo – ci sono sicuramente due cose da salvare” spiega Gannouchi, della Rinascita Islamica. “La Carta dei diritti e doveri personali e il sistema scolastico” conclude. “Ne aggiungerei comunque un’altra – interviene il segretario del Partito Comunista tunisino Hamma El Hammami -, l’omogeneità del Paese“, riferendosi all’assenza di rivalità religiose (come in Iraq), tribali ed etniche (come in Libia e Afghanistan).
Muhammed passa al programma “Il dizionario politico”, in cui il giornalista chiede ad un avvocato costituzionale quale sia la differenza tra sistema presidenziale e sistema parlamentare, cosa sia una commissione parlamentare e quale la sua funzione.
Dopo aver definito i termini e spiegato ai telespettatori le differenze, l’avvocato fa un salto nel recente passato, soffermandosi sul ruolo della polizia e su quanto un popolo debba poter godere del diritto alla sicurezza. Il legale spiega che durante il regime di Ben Ali la polizia rappresentava l’oppressione, la corruzione, la mano dura sul cittadino. Infatti, durante la Rivoluzione, quasi tutti gli uffici della polizia sono stati devastati, molti anche bruciati. Oggi – secondo l’avvocato – è necessario fare un grande intervento per restituire la sicurezza al Paese e ricostruire un rapporto – quello tra polizia e cittadini – che è stato sbagliato e malato per lunghi anni.
La polizia sembra essere il tema forte della giornata, visto che il programma successivo che Muhammed seleziona manda in onda le scuse dei poliziotti rivolte direttamente ai cittadini: “Eseguivano solo gli ordini” dice uno degli intervistati con un misto tra rassegnazione e paura di essere giudicato. “Più che garantire la sicurezza, dovevamo intimorire e opprimere la gente” afferma un altro. Oggi, gli ex-poliziotti di Ben Ali stanno organizzandosi per formare un loro sindacato. E chissà, dopo le scuse la svolta e la voglia di mettersi in discussione.
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