Dopo l’attenzione mediatica sulle rivoluzioni che hanno sconvolto il Nordafrica, è calato il silenzio. Ma in Tunisia, il Paese che ha dato il via al cambiamento, è scoppiata una nuova rivoluzione.
Esiste un’altra Tunisia, ben lontana dall’instabilità politica, dagli omicidi di Belaid e Brahmi e dai tentativi di attentati che hanno fatto temere il ritorno del caos. È la Tunisia della rinascita associativa, che dopo il 14 gennaio 2011 – la data in cui il presidente Zine El-Abidine Ben Ali ha “abdicato” dopo 23 anni al potere –, e dopo due mesi di manifestazioni di piazza ha visto un’espansione incredibile.
«Il numero delle associazioni è aumentato in maniera vertiginosa», spiega Myriam Kefi di Ifeda, il Centro d’Informazione, Formazione, Studio e Documentazione sulle associazioni in Tunisia, una sorta di Agenzia per il Terzo settore che fa da riferimento per il non profit del Paese.
«Si è passati dalle 9.754 realtà del 2010 alle 16.178 registrate a fine 2013, ben 6.424 associazioni in più», ontinua Kefi, sottolineando il boom numerico dell’ultimo triennio.
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