A Milano, le Acque chete di Corrado Bonomi

Corrado Bonomi_640Venti opere, tra dipinti, sculture e installazioni, hanno come elemento unificante il mondo marino. “Acque chete” è la mostra personale di Corrado Bonomi da poco inaugurata a Milano presso l’Acquario Civico di Milano.Attraverso la lente dell’ironia, Bonomi riflette sui temi della diversità e della sostenibilità. “Nello spazio dell’Acquario – ci spiega Alberto Fiz, curatore della mostra – viene proposta un’ampia selezione di opere tese a ripercorrere l’indagine espressiva dell’artista dal 1987 ad oggi. Un girotondo poetico e dissacrante, che mette in crisi le nostre certezze, strizzando l’occhio a mito, letteratura e arte. Le acque chete di Bonomi nascondono molte insidie e sorprese”.

Nel Ventre della balena, installazione che ricorda lo scheletro del cetaceo, è l’opera che accoglie i visitatori. Una candela, sistemata su un piccolo tavolino, ricorda le figure inghiottite dalla balena come Pinocchio o Giona.

Altra opera molto evocativa è “Nuovi Arrivi”, un modello di capodoglio che trasporta sul dorso una moltitudine di migranti. “Fa parte di un ciclo iniziato negli anni Novanta – ci racconta Bonomi – quando c’erano i primi sbarchi dall’Albania, poi sono cominciate le drammatiche traversate dall’Africa. Quest’opera mi è servita a metabolizzare, attraverso i miti delle antiche favole polinesiane e hawaiane. Mi sono così immaginato che questa traversata potesse essere accompagnata da una balena, come simbolo di protezione.”

Slider-Corrado Bonomi-Acque chete_440x240In Mare nostrum” propone un’opera assai problematica dove, all’interno di un siparietto in legno, simile a un teatrino con una base in sabbia e circondato da ami in canna di bambù, si possono pescare con una calamita i tanti oggetti finiti in fondo al Mediterraneo. “Il nostro mare è consumato”, spiega l’artista. “Una volta era un luogo misterioso popolato da mostri, e come tale anche rispettato; ora è un mare che divide, ma che dovrebbe anche unire”.

Il continuo mutamento del mare viene rappresentato da Bonomi con una sua personale archiviazione di pesci, dipinti su scatolette per la conserva sott’olio. Su ogni lattina di tonno compare un differente animale acquatico per dar vita a un viaggio tra le creature marine. Per Bonomi quest’opera è in continuo divenire.

L’universo immaginifico di di questo artista comprende anche riferimenti a Richard Wagner, con “Vascello fantasma”, e a Fëdor Dostoevskij, con tre opere dedicate al suo celebre racconto Il coccodrillo, dove, attraverso un gioco di specchi, l’osservatore prova la sensazione di essere inghiottito dal coccodrillo.
“Ogni mia opera è un racconto, una suggestione che io rappresento. È così con il Sogno di Claude, dedicato a Monet: me lo sono immaginato piccolo, su una delle ninfee che lui amava tanto dipingere, entrare nel sogno. O i Fenomeni naturali che ho dedicato all’Arcimboldo, dove rendo tridimensionali i suoi dipinti.”

Ironico e onirico il lavoro di Bonomi è stato anche profetico: è del 2009 l’opera Arca Virus, modello dell’Arca di Noè. Al suo interno si trovano dodici provette contenenti liquidi colorati che simulano i dodici agenti patogeni più pericolosi del pianeta. A poppa, una bandiera gialla con il simbolo di pericolo sanitario.
“Immagino che l’Arte possa aiutarci a comprendere i mutamenti che avvengono così velocemente nel mondo”, ci confida l’artista. “Serve, quindi, a tradurre quello che succede intorno a noi. I secoli con tanti conflitti sono anche i secoli in cui l’arte produce di più. E quindi per metabolizzare i drammi a cui assistiamo li riscriviamo attraverso l’arte.

Info: La mostra è visitabile sino al 26 febbraio, è accompagnata da un catalogo edito da Allemandi con testi di Alberto Fiz, Elisabetta Polezzo, Marianna Cappia e un’intervista all’artista di Barbara Cottavoz.

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