LIBRI/”Le immagini non mentono quasi mai”, un affresco di una società che non c’è più

La vita di un uomo e del suo percorso formativo, ma anche l’affresco di una società e di una mentalità che disegna l’Italia degli anni Cinquanta e attraversa decenni di storia, raccontando un mestiere che è cambiato radicalmente: quello del telecineoperatore.

Da poco presentato a Roma, nella sede dell’Associazione Stampa Romana,Le immagini non mentono quasi mai” è il libro di Francesco Vitali Gentilini che racconta cinquant’anni di cronaca italiana e internazionale attraverso l’occhio di Claudio Speranza, marinaio prestato alla telecamera, grande telecinereporter della RAI.

Pubblicato da Poderosa Edizioni, il volume è una lunga conversazione tra il telecinereporter e l’autore, esperto di analisi strategiche e comunicazione.

Dagli anni Sessanta in poi, Speranza è stato un testimone di eccellenza delle principali vicende nazionali e internazionali. Ha visto e raccontato l’incontro tra Ronald Regan e Michail Gorbaciov a Reykjavik, documentato i conflitti in Medio Oriente, la sofferenza e la morte a Sarajevo durante l’assedio serbo.

Oltre cento scatti, con inediti, per ricostruire un viaggio in giro per il mondo in presa diretta non solo sui fronti di guerra: terremoti, attentati terroristici, viaggi spaziali, incontri sportivi e teatrali, eventi storici, fino al conflitto russo-ucraino.

Ph. by Sam Mcghee

Francesco Vitali Gentilini sintetizza nell’introduzione la scelta di aver voluto raccogliere questa testimonianza, partendo da alcuni episodi dell’infanzia, per poi proseguire “sulle tracce delle guerre e guerriglie del secondo Novecento, raccontando la meraviglia della natura selvaggia, la vanità e la saggezza dei grandi uomini.” Nell’ultima parte ci anticipa ancora: “ho cercato di catturare le riflessioni di un uomo che ha visto tante volte la morte nei suoi occhi e in quelli delle persone passate davanti alla sua telecamera”.

Un libro da leggere e da guardare, che ci porta anche attraverso le immagini in un mondo che non c’è più.

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