La Danza orientale – nota soprattutto come “danza del ventre” grazie agli orientalisti francesi, è un’arte affascinante e ricca di gioia e tradizione. Ce la racconta Eli Sias, performer (e insegnante) che la pratica da anni con particolare attenzione alla musica e agli stili.
Come è nata questa passione per la danza orientale?
Mio padre mi ha trasmesso quest’amore per l’Oriente. Con lui, che è nato a Tunisi nonostante sia italiano, ho visto le danzatrici e sono rimasta incantata. C’era in me la curiosità e la voglia di conoscere non solo la danza, ma tutta la cultura musicale ad essa legata. Arrivavo dalla ginnastica artistica e sono rimasta affascinata dall’eleganza dei movimenti, da quest’aura di mistero che circonda le danzatrici.
In Lombardia Eli Sias debutterà con “Onèiros” il 5 luglio alla Corte dei Miracoli di Milano per poi esibirsi il 7 al CIQ. Onèiros è uno spettacolo diverso dal solito. “Sarà come risvegliarsi in un sogno”, recita la locandina: una zattera tra le onde delle corde e della danza, che ondeggia in perpetuo equilibrio tra spiriti insidiosi e acque calme che la accolgono. Acque che tracciano scie verso mete sconosciute, acque che custodiscono sogni infranti e spiriti erranti. Acqua che è vita e morte.
Cosa dobbiamo aspettarci da questo spettacolo che racconta di mondi lontani ma vicini?
È uno spettacolo completamente nuovo che non ha a che fare con la danza orientale classica. È un percorso di ricerca. Sarà una danza assolutamente libera da ogni schema, che appoggia su codici e tradizioni del Mediterraneo, ma si sgancia dalle danze tradizionali.
Insieme a te ascolteremo anche Massimo Latronico, polistrumentista e direttore dell’orchestra di via Padova. Cosa vi ha spinto a realizzare inseme questa performace?
Lo spettacolo è nato grazie ad un brano della nostra tradizione, ascoltato insieme. Abbiamo iniziato così una chiacchierata che ci ha portati a capire che potevamo partire da quello. Non doveva però essere riduttivo e così abbiamo sviluppato il progetto. Tra l’altro quel brano sarà quello di chiusura dello spettacolo. Abbiamo anche tratto spunto dalla Gnawa, che è una musica tradizionale marocchina, detto anche il rock del deserto. Questa melodia ha sonorità più vicine alla musica africana. Abbiamo attinto da questa tradizione per creare una composizione e corografia originali.
Come si è sviluppato il progetto?
Massimo ed io abbiamo preparato questo spettacolo con un’idea: non mettere di fianco danza e musica ma costruirlo per ascoltare con gli occhi e danzare con le orecchie, lasciando a sonorità vicine e lontane la libertà di sollevare gli animi verso l’inconsueto e l’onirico. Le composizioni sono state create per lo spettacolo; la danza ha il compito di interpretare questa musica. Abbiamo anche affiancato qualche brano della tradizione middle-europea. Quella di misurarmi con linguaggi liberi e più contemporanei per me è una grande possibilità.
Massimo Latronico suonerà sia la chitarra sia il clarinetto e userà anche una loop station per creare delle atmosfere molto particolari. Quindi Onèiros vi guiderà in questo viaggio, per il quale abbiamo immaginato di essere su una zattera in equilibrio tra diverse forze.
Solo sogno o anche realtà?
Non è solo un sogno idilliaco. Abbiamo cercato di restare anche nella realtà delle cose, in cui il Mediterraneo può voler dire anche morte per le persone che cercano di oltrepassarlo. Nello spettacolo c’è, infatti, anche un richiamo a questa consapevolezza. Non ne parleremo esplicitamente, non racconteremo storie di migrazioni, ma ci sarà la coscienza di quello che può essere questo mondo.
Info: Onèiros – 5 luglio ore 21.30, Corte dei Miracoli di Milano