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VENTOTENE – Diventerà un Museo dei Valori Europei il famigerato carcere di Santo Stefano dove dal XVIII secolo al 1965 bruciarono tante vite di contestatori, criminali comuni, libertari, patrioti, antifascisti. Sull’isola gemella di Ventotene, Alberto Spinelli ed Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941 scrissero il Manifesto di Ventotene (Per un’Europa libera e unita), che fu alla base del successivo processo di integrazione europea culminato nel 1992 con la nascita dell’Unione europea. Con e come questi padri italiani dell’Europa, negli anni ’40 c’erano complessivamente 900 detenuti politici; tra essi Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro, Rocco Pugliese e Sandro Pertini, Giuseppe Di Vittorio, Giuseppe Banchieri e tanti altri. In precedenza, nel carcere erano stati rinchiusi anche molti anarchici, compreso Gaetano Bresci che uccise re Umberto I di Savoia a Monza nel 1900, e presumibilmente finì lui stesso ucciso nello stesso carcere. Nel XIX secolo, oltre a detenuti comuni, ci furono i patrioti Silvio Spaventa e Luigi Settembrini, il brigante post-risorgimentale Carmine Crocco. Nel 1965 la struttura, che da tempo ospitava solamente detenuti comuni, fu chiusa definitivamente. Da allora, una lenta e progressiva decadenza.
L’attuale operazione di “Recupero e rifunzionalizzazione dell’ex carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano” è regolata da un contratto del 2017 perfezionato nel 2020, tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, vari Ministeri e Agenzie pubbliche. Cominciati da un anno, i lavori di restauro dell’edificio si concluderanno presumibilmente entro il 2025. Investimento allora previsto, 70 milioni di euro.

Antonella Cantaro
L’architetta Antonella Cantaro è la dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Ventotene; è specializzata in Beni naturali e territoriali e segue per le competenze del Comune questa importante opera pubblica.
Abbiamo già un’idea di come sarà il costituendo Museo dei valori Europei?
Lo sapremo entro fine estate. A decidere sarà il progetto vincitore di un apposito bando di concorso, indetto lo scorso anno e concluso di recente. L’impianto originario del carcere sarà comunque conservato; i vari spazi funzionali, dalle piccole celle agli spazi di servizio, al locale per il cinema, ospiteranno archivi dell’UE, corsi di alta formazione per giovani italiani e di altri Paesi europei, convegni, conferenze internazionali, mostre. Il tutto, in una dimensione europea ed euromediterranea.
Peculiarità dell’edificio originario?
Progettato e realizzato su incarico di Ferdinando I delle Due Sicilie dall’ingegnere Antonio Winspeare con la collaborazione dell’architetto Francesco Carpi, Santo Stefano è stato uno dei primissimi edifici carcerari al mondo – ed è l’unico in Italia – che siano stati costruiti sulla base delle teorie esposte dal filosofo inglese Jeremy Bentham nel suo Panopticon. Secondo Bentham, la consapevolezza di essere costantemente sotto controllo dissuadeva dal commettere reati; tutte le celle furono perciò disposte a semicerchio, in modo che ogni detenuto sapesse di poter essere sorvegliato, in ogni momento, da un unico momento posto in un corpo centrale.
Questo recupero si inserisce nell’ambito di un piano di restauro e miglioramento ambientale di entrambe le isole.
Sì, l’intento è renderle capaci di produrre l’energia necessaria attraverso il sistema fotovoltaico, dotarle di mezzi di trasporto via terra e via mare elettrici e di impianti di dissalazione dell’acqua marina alimentati dall’energia solare prodotta dalle isole. Un modello da estendere alle altre isole e al continente.