La realtà che ci circonda è un mosaico di storie. Talvolta, senza neppure accorgercene, ci troviamo ad ascoltarne una che ci entra dentro, ci fa vibrare le corde più intime del nostro essere, ci emoziona e, addirittura, ci trasforma profondamente spingendoci a riconsiderare il nostro mondo e noi stessi.
Alcune narrazioni individuali possono anche convergere e intrecciarsi, dando vita a una narrazione collettiva che definisce la nostra cultura, la nostra società e il nostro tempo. Ma come nasce una storia? E quale ruolo giocano nella nostra vita e nella nostra società? Qual è la tua? La mia? La nostra? Possono le storie diventare racconti tangibili?
“Partiremo da ‘beit'”, spiega la giornalista Francesca Mannocchi presentando l’episodio ancora in lavorazione sulla guerra a Gaza, l’ultimo del suo nuovo podcast “Per esempio la guerra“. Lo anticipa al Festival dell’ascolto, della voce, delle storie organizzato di recente al Conservatorio di Milano dalla casa di produzione Chora Media. “Beit è una parola che hanno in comune la lingua araba e la lingua ebraica, significa “casa” ed è fondativa dell’esistenza e della sicurezza”, spiega l’autrice.
Il podcast di Mannocchi, prodotto da Chora Media, è un progetto rivolto ai ragazzi della scuola primaria per raccontare – con parole semplici – la cosa più assurda che fanno gli esseri umani: la guerra. L’autrice si confronta con i giovani studenti di diversi istituti di Roma e risponde alle tante domande sulle guerre in Ucraina, in Siria, in Libia, in Afghanistan, in Libano, in Iraq (e nella Striscia di Gaza).
“Qualunque processo creativo parte dalla realtà e ti chiede la conoscenza della realtà”, dice lo sceneggiatore e produttore televisivo Stefano Bises presente anche lui al festival per spiegare come le storie possano diventare racconti. Per l’autore del film Gomorra e di altre sceneggiature, serie e miniserie, una storia nasce “Quando qualcosa tocca qualche parte di me e mi emoziona. Poi c’è lo sguardo (il punto di vista) e i personaggi, la mia bussola”. Stefano Bises prende ispirazione dai giornali, che legge tutte le mattine. “La realtà è il punto di partenza. Mi devo emozionare per restituire. È la trasformazione del particolare in universale”.
La curiosità, invece, è l’elemento essenziale per Chiara Messineo, documentarista e autrice di “Vatican girl“, la docuserie Netflix sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. “Da vera siciliana – spiega – sono affamata di giustizia”. Si definisce una “cantastorie” e per lei la giustizia significa “stare attaccati all’essenza delle persone, vedere cosa c’è oltre a quello che dicono. Solo così una storia è riconosciuta universalmente”.
Il podcast è il mezzo che, in questi ultimi anni, ha rivoluzionato l’esperienza dell’ascolto. Il termine è stato coniato nel 2004 da Ben Hammersley, giornalista della testata britannica The Guardian, per descrivere questo particolare contenuto audio che viene caricato su una piattaforma di hosting per arrivare agli ascoltatori utilizzando il sistema Feed RSS.
Le storie venivano narrate già in epoche lontane, se pensiamo agli aedi nell’antica Grecia o ai cantastorie medioevali. Raccontare storie non passa mai di moda. Dagli Stati Uniti, dove tutto ha inizio sempre prima di tutti, negli ultimi dieci anni, i programmi radiofonici “talk” si sono progressivamente trasformati in un genere “narrativo”, arrivando anche in Europa e in Italia e coinvolgono anche i brand.
Oggi più che mai, strumenti e tecniche di storytelling sono sempre più diffusi e non solo per “persuadere”, ma anche per informare, emozionare, catturare l’attenzione. Le storie coinvolgono, ci insegnano e, soprattutto, non ci annoiano.
L’attuale valore globale del mercato di podcast è di circa 26 miliardi di dollari [fonti: Research and Markets, Gower Street]. Tra il 2018 e il 2023 si è registrata una forte crescita dei ricavi pubblicitari [fonti: IAB], soprattutto in Europa (+ 812%) e, in forma più ridotta, negli Stati Uniti (+ 374%). Spotify, Apple Podcast, Spreaker, Youtube, Wondery, Storytel sono tra i più importanti protagonisti di questo settore che attira sempre più investitori a dimostrazione che ascoltare storie, in tanti e possibili formati, piace.
A partire dal 2017, i podcast sono entrati anche nelle redazioni dei giornali (es. The Daily del New York Times, Morning de Il Post, Corriere Daily del Corriere della Sera): si raccolgono suoni e voci e si raccontano fatti, notizie, storie e testimonianze, si parla di geopolitica, di moda, di viaggi, di sport e di futuro. Il pubblico ha più tempo per ascoltare e meno per leggere. In questi ultimi anni, infatti, i milioni di download registrati ogni giorno hanno confermato che gli ascoltatori di podcast stanno crescendo, in particolare in Nord America e Canada, ma anche in Europa settentrionale e occidentale (quasi 12 milioni di ascoltatori in Italia – dati Ipsos) e in America Latina. In Asia, invece, gli ascolti sono ancora ridotti e il potenziale di crescita è molto elevato. Le storie true crime sono tra le più ascoltate al mondo, ma piacciono anche i podcast di informazione e di intrattenimento.
Le storie hanno il potere di condurci lontano. Ci portano oltre le apparenze, a scoprire la complessità e la bellezza dell’esperienza umana. Con milioni di ascoltatori in tutto il mondo e un futuro promettente, il podcasting ha dimostrato e sta dimostrando che l’arte di raccontare storie è più viva che mai.
[un ringraziamento a Andrea de Cesco, Head of Chora Academy, per i dati forniti]