Nessun antagonismo. Solo un sorriso e l’abbraccio tra due donne davanti la porta di casa, dopo lo sbarco in aeroporto, a mezzanotte. Gloria è arrivata a casa. La casa del suo uomo. La casa della prima moglie di lui. La sua futura casa, per certi versi. La sua nuova famiglia.
Non vedeva Asmaa da sei mesi, dal primo incontro, quando Omar l’aveva “introdotta” nel suo nucleo familiare. Adesso, che era in piedi davanti a lei, con il braccio ancora allungato sulla valigia, le orecchie stordite dalla compressione dell’atterraggio, quell’abbraccio lo sentiva proprio tutto, in tutte le sue pieghe. Significava: benvenuta, ti accetto, sono pronta a condividere, sei come una sorella, per me. Quando, nel rialzarsi dello sguardo di Asmaa da quell’abbandono filiale c’era anche dell’altro. C’era la rassegnazione del momento che prima o poi doveva arrivare, lo sgomento di potersi un giorno ricredere su quella donna occidentale che le sorrideva complice, la paura di perdere il suo unico bene, conquistato grazie al destino che accomuna le donne sulla terra: un marito.
Asmaa si era preparata a questo giorno da anni, da quando lui le aveva detto che sì, che voleva anche un’altra. Si era sempre detta: come faccio a sapere, a capire chi lui vorrà? Come faccio a imporgli i criteri di una scelta che possa essere anche mia? Non era la prima volta che vedeva in faccia una donna di suo marito. Ma quest’ultima, questa donna occidentale, questa straniera, ecco sì, Asmaa aveva capito fin da sei mesi addietro che era “lei” e che poteva fidarsi.
“C’è compassione nei suoi occhi”, pensava Asmaa, mentre Gloria si era già girata e si toglieva le scarpe per entrare in casa. “Un atteggiamento pacifico e amabile nell’accarezzare la testa ai miei bambini”. Strano, non provava gelosia. Gloria lo stesso: era quasi sorpresa dalla sua capacità di non pensare, di non avvertire la competizione per lo stesso oggetto d’amore. Un uomo che, tanto era ingombrante, dividerlo in due poteva essere anche un sollievo, per renderlo meno difficile da sopportare.
Prima di arrivare a destinazione, Gloria si era fatta mille domande. Ma soprattutto si era chiesta come Omar si sarebbe comportato, nel giorno in cui due donne da lui amate avrebbero diviso lo stesso tetto con lui. Omar l’aveva preceduta nel viaggio e lei si aspettava di trovarlo lì. Ma, ecco, la sorpresa: due giorni prima della partenza lui l’aveva chiamata: “Non ci sarò, sarò via per lavoro. Starai con mia moglie e con i bambini”. Gloria c’era rimasta male: ma come?
Adesso, che riassettava le sue cose nella stanza dei bambini, i quali avevano amorevolmente ceduto all’ospite il loro letto, capiva tutto il senso di quel negarsi e sparire. Non un caso, non una sorpresa, ma un calcolo perfetto. “Costringere” le due donne a quel passo forzato per riaffermare la propria volontà, ma darsela a gambe per non trovarsi nell’imbarazzo di convivere prima delle nuove nozze: questo era il senso della scelta. Ma, soprattutto, lo “stratega” aveva ben chiaro un obiettivo: lasciare il tempo alle due donne per piacersi, vivere insieme, condividere uno spazio, andare d’amore e d’acccordo nel nuovo gineceo. Con un solo rischio, nel caso in cui si fossero piaciute abbastanza: che quando il marito non c’è, le mogli ballano.