di Elena S.
Testimonianza di una lettrice di Independnews:
Ne è valsa la pena. Prendere un treno da Bologna, in una gelida mattina di dicembre, per andare a Milano a visitare la mostra dedicata all’artista Artemisia Gentileschi, ne è valsa davvero la pena! Un’amica milanese, appassionata conoscitrice della vita e delle opere di Artemisia, mi ha convinta ad esplorare il mondo e l’arte pittorica di questa donna, tanto bistrattata quanto meravigliosa.
Le cinquanta opere in mostra a Palazzo Reale manifestano, anche al pubblico più profano (come la sottoscritta), la forza e la passione che hanno animato il lavoro e la ricerca di questa eccelsa protagonista del Seicento europeo.
La scrittrice Anna Banti, nel suo libro Artemisia, la descrive così: “Oltraggiata appena giovinetta, nell’onore e nell’amore. Vittima svillaneggiata di un pubblico processo di stupro. Che tenne scuola di pittura a Napoli. Che s’azzardò, verso il 1638, nella eretica Inghilterra. Una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi”.
Insomma, Artemisia era, in una sola parola, una donna viva. Ed è quello che, in questo inizio 2012, auguro a me stessa e ad ognuno di voi: vivere, non sopravvivere!