Palermo tragica maestosa e stracciona, anime e case che collidono si accatastano si fondono si scindono; qui respiri il passato, il futuro è più che altro nostalgia.
Professore, dove sta andando Palermo?
“Fino a una decina di anni fa”, risponde Salvatore Cincimino, docente di Economia Aziendale e commercialista, “tanti studenti ambivano solamente al pezzo di carta utile per un posto pubblico o per avviare un’attività commerciale; oggi sono invece numerosi i giovani che arrivano all’università per imparare, conoscere. Sanno che i rubinetti del’assistenzialismo si sono chiusi e che qualsiasi iniziativa deve trovare l’autosufficienza economica. In questa nuova ottica stiamo adattando i corsi di studio, promuovendo l’autoimprenditorialità; nel consorzio Arca, ad esempio, frutto della collaborazione fra università e alcuni imprenditori privati, qualche start up ha già un respiro internazionale, soprattutto nell’Innovation Technology”.
Una sorta di evoluzione antropologica; secondo lei dovuta a cosa?
“Penso che lo stato di necessità abbia liberato le menti. Al termine del corso di laurea triennale, un numero crescente di studenti decide di affrontare fuori territorio la cosiddetta laurea specialistica. “Vogliamo provare a staccarci dalla famiglia, andare altrove in Italia o all’estero”, dicono gli studenti, e questo è per me un segnale positivo. Per la nostra università è altrettanto importante che numerosi studenti non siciliani scelgano, per le medesime ragioni, il nostro Ateneo”.
Cincimino è anche presidente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana (OSS). Da un punto di vista culturale e artistico, come evolve la città?
“Per decenni, in Sicilia, questo settore è vissuto di risorse pubbliche, noncurante del mercato, L’esperienza della OSS è esemplare. Divenuta Fondazione nel 2003 (dopo un lungo periodo di grande fulgore adeguatamente sostenuto dalla Regione), l’Orchestra ha subito nello scorso decennio un incremento del personale tecnico amministrativo di oltre 50 unità, maturando un deficit tale da contaminare la stessa produzione artistica.
L’indirizzo dell’assessore direttamente interessato è ora di premiare le istituzioni culturali che maturano maggiori entrate proprie. Secondo me è un’interessante sfida, induce le istituzioni culturali ad affrontare il mercato sviluppando meccanismi di competizione e, ancor meglio, di cooperazione fra enti abitualmente competitivi l’uno con l’altro. Nel caso della Fondazione, stiamo promuovendo iniziative volte a incrementare le entrate, quale la valorizzazione del teatro Politeama e la promozione di abbonamenti a condizioni particolari per le famiglie.
Però c’è chi non accetta il cambiamento…
“‘Sono i nostri politici che devono garantirci lo stipendio’, mi ha detto un dipendente in una riunione sindacale. Ho risposto che se a gennaio i politici hanno nominato l’attuale Consiglio di amministrazione è perché desiderano che lo stpendio non sia garantito, ma piuttosto maturato dalle capacità e dall’impegno di ciascuno”
Le peculiarità del vostro cda?
“E’ un incarico a titolo gratuito. Nessuno di noi ambisce al potere o al denaro, bensì a rendere un servizio alla Fondazione e quindi alla collettività. Pensi che dopo cinque mesi di duro e coinvolgente lavoro, questa è la mia prima intervista. Abbiamo il privilegio di avere con noi un Sovrintendente come Francesco Ernani. Lo abbiamo contattato quando stava lasciando il Comunal di Bologna, invitato a Palermo un paio di volte, raccontato le realtà, le problematiche, le aspirazioni, le frustrazioni, ciò che abbiamo patito e sperato. Lui ci ha incantato con la sua dedizione alla musica, alla cultura; ha subito accettato di aiutarci. Quando ho proposto due competenze, ha immediatamente messo le mani avanti: “Nulla, grazie”, partecipando così alla nsotra missione. Ricordando Puccini, Ernani è un angelo del cielo”.