Le Figaro, all’interno di un approfondimento sull’on line, mostra ritratti di egiziani che si sono riuniti nel cuore della Rivoluzione in piazza Tahrir due anni fa. “L’occasion de découvrir les balbutiements d’une nouvelle Égypte”, attraverso delle testimonianze video.
Si chiamano Yasser, Sameh, Amr, Nihal … E’ la fine di gennaio 2011, quando nel mondo arabo un vento soffia sulla rivolta come non mai; si prende il sentiero in direzione “Tahrir”. I giorni seguenti, Il Cairo diviene rapidamente l’epicentro della protesta, il cuore della Rivoluzione. L’11 febbraio saranno celebrate le dimissioni del tanto contestato raìs, Hosni Mubarak.
Due anni dopo, la squadra di Samar è tornata in quei luoghi per capire gli inizi del nuovo Egitto, minato dalla crisi economica, diviso tra islamisti e liberali, ma sempre coltivando il seme della rabbia come miglior difesa contro il regime più dittatoriale. Samar, che si riferisce nell’arabo classico alla conversazione che si prolunga nella notte con qualcun di cui si ha piena fiducia, è uno “slow media”, che fornisce le chiavi per comprendere le dinamiche in Medio Oriente e il Nord Africa. Questa serie di storie, raccolte di recente, e in onda in esclusiva su Le Figaro per la versione francese, rappresentano la memoria vivente di quei giorni di ribellione e di speranza di una Rivoluzione che non ha ancora detto la sua ultima parola.
Il primo episodio riguarda Yasser, un leader dell’opposizione del 6 aprile, tornato alla ribalta il 25 gennaio 2011, la data in cui tutto è cambiato: quel giorno, una manifestazione di una cinquantina di persone dava vita a rivolte anti-Mubarak . Padre di due figli, racconta anche la sua paura della Rivoluzione oggi confiscata dai Fratelli Musulmani, da cui il Presidente Morsi è derivato.
Poi, è la volta di un commerciante di 45 anni di nome Sameh, uno dei pochi nel suo quartiere ad aver sostenuto la rivolta a Tahrir. E’ sia commerciante, sia allenatore di una squadra di calcio locale. Ex membro del Partito nazionale democratico di Mubarak fino al 2000, è stato in seguito vicino ai Fratelli Musulmani. Soddisfatto del nuovo potere venuto fuori dalle urne e di alcuni risultati importanti già registrati dalla Rivoluzione, si rammarica tuttavia del caos e dell’impazienza di alcuni egiziani e di una parte dei giovani distrutti a causa del vecchio regime.
Terza storia è quella di Rana, che ha perso il lavoro nel turismo dopo la Rivoluzione, ma è senza rimpianti per i momenti trascorsi a Tahrir, dove ha sentito il senso di unicità del popolo egiziano. Da allora, si leva in piedi contro la strumentalizzazione della religione da parte dei Fratelli Musulmani e dai salafiti, che non esitano a descrivere i loro rivali politici come “infedeli” da screditare .