Il popolo egiziano è abbandonato a sé stesso. La polizia, prima in uniforme e poi in borghese, non lo protegge. I militari assumono una posizione ‘simbolica’ e per ora lo ignorano. Anche la stampa a volte è impotente: vuole ascoltarlo e farcelo ascoltare, ma troppi sono gli impedimenti. Gli egiziani sono dunque isolati dentro le loro case, nelle piazze, lungo le strade. Chi grida per mandare via Mubarak, chi invece per farlo restare. Chi lotta con le pietre per sopravvivere e chi muore mentre chiedeva libertà. Storie diverse, intrecciate, drammatiche. Molte di queste non verranno mai raccontate e si perderanno nel nulla. A Los Angeles John Scott-Railton, uno studente dell’Università della California, ha deciso di entrare al Cairo “virtualmente” per opporsi al silenzio e diffondere le voci della rivolta. Ecco dunque su Twitter l’account @Jan 25 voices (un richiamo al 25 gennaio scorso, quando appunto sono iniziate le proteste), un archivio foltissimo di chi veramente può raccontare ciò che sta accadendo.
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