Alcune storie di ingiustizia restano avvolte nel silenzio dell’oblio, sepolte sotto il peso dell’indifferenza o dell’ignoranza. Tuttavia, altre riescono ad arrivare agli occhi del mondo e a smuovere le coscienze.
A soli 24 anni è stato nominato “Uomo dell’anno” dalla testata GQ Middle East. Si chiama Motaz Azaiza, vive nella Striscia di Gaza e di professione fa il fotoreporter. Ciò che sognava era viaggiare e fotografare il mondo. Ciò che fa è documentare le atrocità di una guerra instancabile che Israele ha dichiarato a Hamas dopo il 7 ottobre scorso. Oggi, questo giovane palestinese conta 15,4 milioni di follower su Instagram e oltre 13mila su X (ex Twitter), ma a lui la fama interessa poco. Ciò che desidera è solo la pace. Al mondo che sta a guardare in silenzio, chiede la protezione internazionale ma, soprattutto, chiede di agire.
Dall’inizio di questa guerra, il reporter ha guardato inorridito ciò he stava accadendo nel suo Paese, ha schivato le bombe, ha estratto corpi privi di vita da sotto le macerie, ha tenuto tra le braccia neonati martiri, ha consolato le loro madri. Con la sua inseparabile macchina fotografica si è rifugiato dove poteva, senza mai dimenticare di documentare ogni secondo. Ha girato video e scattato immagini, ha parlato con la gente che aveva appena perso tutto e tutti e poi, attraverso i social, ha trasmesso al mondo la loro storia.
Sono storie di profondo dolore, di immensa drammaticità, di ingiusta violenza, sono storie di sangue, storie inedite che senza Motaz – e senza il contributo dei pochi giornalisti presenti nella Striscia – non sarebbero mai arrivate agli occhi del mondo.
“I don’t feel like I am gonna make it to the end …”, scriveva su Instagram il 13 ottobre scorso. Oggi questo coraggioso reporter palestinese è ancora vivo e ancora pronto a rischiare tutto per condividere la verità.