E’ questo il titolo di un interessante articolo de Le Figaro che approfondisce i metodi di reclutamento lavorativi nell’era dei social network. Nonostante questi ultimi stiano acquisendo sempre maggiore importanza nel mondo della comunicazione, i reclutatori resteranno fedeli nei prossimi anni ai metodi tradizionali. E’ quanto emerge da uno studio Ipsos e Viadeo secondo cui curriculum vitae e colloquio faccia a faccia costituiscono ancora il miglior modo per scegliere un proprio futuro dipendente.
Certo, la maggior parte delle risorse umane in azienda (77%) ritiene che l’importanza dei social network professionali aumenteranno nei prossimi cinque anni: si prevede, per esempio, un aumento del 54% delle grandi piattaforme pubbliche, come Facebook. Tuttavia, alla domanda “cosa faresti con un budget di milioni di euro?” la prima risposta è “investire nel personale in servizio” (55%) e “organizzare attività nelle scuole e nelle università” (49 %).
Per il momento, sembra che i social network siano utilizzati principalmente per perfezionare l’immagine di “marchio di lavoro”, raramente per scegliere i candidati. Con una carenza di competenze altamente qualificate e con piccoli budget a disposizione, le risorse umane preferiscono altri modi di reclutamento.
“Non è un caso che le aziende dicano che continueranno a concentrarsi sulle relazioni con le scuole”, ha dichiarato Jean-Baptiste Aloy, vice amministratore delegato di Ipsos. “Uno dei punti di forza di questi incontri è che si può facilmente misurare il ritorno sugli investimenti in numero di raccolte CV o interviste. Con Facebook e Twitter è tutto più complicato”.
Per Laurent Brouat, direttore associato di Umani Link (società di consulenza di reclutamento), “i social network, anche se considerati promettenti e moderni, tuttavia, allo stesso tempo, non permettono ai reclutatori di avere risultati a breve termine. Sappiamo che questi nuovi strumenti del Web 2.0 sono lenti a pagare”.
Pare dunque lontano il momento dell’abbandono del CV per lasciar posto alla realtà pur sempre virtuale dei social media. E se cominciassimo a ripensare ad un mondo non socialmente in rete, sarebbe una utopia? Voi cosa dite?