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LIBRI/Il sorriso della Mezzaluna. Anche gli arabi sanno ridere

Chi ha detto che gli arabi non sanno ridere? Lo stereotipo dell’arabo dal volto truce, che brandisce minaccioso una scimitarra ce lo sfata il professore Paolo Branca, insieme alle coautrici del suo libro, Barbara De Poli e Patrizia Zanelli.

Il sorriso della Mezzaluna, che si avvale della prefazione di Mario Scialoja, è divertente e ci mostra l’altra faccia dei nostri dirimpettai. Possibile che un’intera civiltà sia incapace di leggerezza e d’ironia? Che il tutto si esaurisca negli sguardi ottusi dei fondamentalisti che scomunicano e  lapidano il malcapitato di turno (vedi vignette satiriche su Maometto)?

“L’immagine è quanto mai irrealistica”,  come ci dice lo stesso Branca. E cozza contro la strabboccante umanità dei villaggi e delle metropoli del Medio Oriente o del Nord Africa, per tanti aspetti simili ad altri luoghi che si affacciano sul Mediterraneo.  Luoghi, questi, ben distanti da ogni cupezza, non solo per le condizioni climatiche, ma soprattutto per l’indole dei loro abitanti. Figli di un’antica civiltà centrata sulla ‘parola’, gli arabi col linguaggio amano giocare e divertirsi.

Per consolarsi di non avere autorità, alcuni di loro non esitarono a mostrare le bizzarrie del potere, come quel burlone che chiese ad Harun al-Rashid: “Se fossi senz’acqua, cosa daresti per averne?”. La risposta fu immediata: “La metà del mio regno”.
“E se non riuscissi a liberarti la vescica, cosa daresti per poterlo fare?”. “Tutto il mio regno!”, ribatté prontamente il sovrano.
“Vale la pena di ammazzarsi per un potere la cui metà vale una bevuta e che tutto insieme vale una pisciata?”, osservò il primo, facendo scoppiare dal ridere il califfo.

 

 

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