TELEVISIONE/ Donne in scatola

 

Chi sono le donne che fanno televisione e chi quelle che la televisione usa e consuma? La loro presenza è sempre più massiccia nel piccolo schermo, eppure le loro carriere sono più faticose e meno remunerate di quelle dei colleghi. Donne in scatola sono proprio loro: giornaliste, funzionarie, autrici e professioniste dello spettacolo che si affiancano a veline e a quel sottobosco di cui si sente tanto parlare nelle cronache quotidiane. A guardarle è un’utenza confusa, che non si riconosce nelle immagini trasmesse da talk-show, programmi-contenitore o fiction. Ma le donne non sono solo innocenti. Anzi. Martedì 4 ottobre presso il Circolo della Stampa di Milano ne discutono senza sconti  esperte/i di comunicazione, a partire dalla giornalista Daniela Brancati – prima donna direttore di un telegiornale nazionale – e dal suo saggio Occhi di maschio; le donne e la televisione in Italia: un punto di vista tutto femminile sulla storia della televisione italiana dal 1954 ad oggi, dalla parte delle donne e dei vinti (e per vinti si intende il buongusto e il buonsenso). Un confronto coordinato da Marina Cosi (Nuova Informazione) e Assunta Sarlo (Usciamo dal silenzio). Intervengono anche Massimo Bernardini, (”TvTalk” Rai3), Maria Silvia Sacchi (La 27sima ora/Corriere della Sera); Maxia Zandonai (conduttrice TgR Rai) e Guido Besana (Mediaset).

Info: Donne in scatola. Martedì 4 ottobre ore 20.30 presso il Circolo della Stampa di Milano (Corso Venezia, 48)

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Lo stereotipo dell’immagine femminile in tv è da tempo un argomento di grande interesse e dibattito.
Il tema, affrontato dalla stampa e da numerosi blog, è stato oggetto di ricerche, campagne, appelli e interventi ufficiali di professionisti della comunicazione o dal mondo della politica. Nel 2003 l’allora presidente della Rai Lucia Annunziata iniziò a denunciare casi di “donna oggetto e si attivò per far approvare una delibera che chiedeva maggior rispetto della figura femminile nei programmi televisivi.

Nel novembre del 2004, durante il convegno internazionale Donne tra arte, tradizione e cultura. Mediterraneo e oltre, Luisella Bolla raccontò la metafora del velo per descrivere le “donne in scatola”: guardando meglio, si scopre che velare e svelare è stato fin dagli esordi televisivi una modalità visiva per mostrare, per aprire varchi, e insieme per occultare, per offuscare il femminile. E’ stato uno stile vestimentario, un habitus provocatorio, una membrana ideologica.

Nel settembre del 2007 il Senato accolse con voto unanime le proposte firmate dalle senatrici Vittoria Franco e Laura Allegrini sul ruolo della donna in televisione. Entrambe le mozioni  chiedevano di prendere iniziative concrete per una “corretta rappresentazione del ruolo femminile” ma anche per “favorire l’assunzione di ruoli di responsabilità per le donne ai vertici di tutti i settori della vita produttiva e sociale, in particolare nell’ambito dei media”. Meno veline e più qualità insomma. Solo una rappresentazione più autentica della donna può influire positivamente nella crescita culturale delle giovani generazioni.

Anche in questi ultimi anni il dibattito su “la donna in televisione” non si placa. Nel maggio del 2009 Lorella Zanardo mette in rete il documentario “Il corpo delle donne“, realizzato con Cesare Cantù e Marco Malfi Chindemi con l’obiettivo di innalzare il livello di consapevolezza sull’immagine delle donne nella tv italiana. Tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 parte la campagna “Donne e TV” con un appello al quale il Presidente Giorgio Napolitano risponde, chiedendo una nuova rappresentazione delle donne in televisione.

Nel gennaio del 2011 nasce l’Osservatorio Europeo sulle rappresentazioni di genere: un monitoraggio permanente sulla visibilità delle donne in 15 testate giornalistiche televisive di Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Spagna. Il tema della “donna in scatola” esce dunque dai confini nazionali e le protagoniste del piccolo schermo vengono messe a confronto. E chissà che questi monitoraggi riescano a produrre proposte adeguate e, prima ancora, a rispondere, con i dati alla mano, alla domanda: chi sono le donne che fanno televisione e chi quelle che la televisione usa e consuma?

 

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