E’ la stampa, bellezza. Ma non per questo, in quanto giornalisti, siamo autorizzati a far(l)e (fare) di tutto. Almeno, varrà bene la pena interrogarci se non si stia esagerando nello sconfinare in territori che non hanno né etica né deontologia che tengano. Per capire cosa succede nel mondo dei media e cosa, presumibilmente, sarebbe meglio non accadesse più, il 13 ottobre a Milano, in Università Statale (Aula Magna, via Festa del Perdono 3), dalle 9.30 alle 13.30 saranno presentati i risultati di una ricerca inedita del sociologo Enrico Finzi su Il futuro del giornalismo: etica e professione.
Il convegno è promosso dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e, oltre a al Rettore dell’Università Statale, Enrico Decleva e alla presidente dell’Ordine lombardo Letizia Gonzales, vedrà la partecipazione di Pier Gaetano Marchetti (Presidente Rcs Mediagroup), Roberto Napoletano (Direttore de Il Sole 24 Ore), Marco Tarquinio (direttore di Avvenire), Luca Telese (giornalista de il Fatto quotidiano), e ancora di Annamaria Testa (pubblicitaria, docente Università Bocconi di Milano), Massimo Tafi (Presidente Mediatyche agenzia di comunicazione) e Walter Passerini (vice direttore del Master in giornalismo dell’Università statale di Milano). Coordinerà il dibattito la conduttrice televisiva Ilaria D’Amico.
L’occasione è la presentazione di un’indagine demoscopica del sociologo Finzi realizzata da AstraRicerche su un campione di mille persone, rappresentative della popolazione italiana dai 18 ai 70 anni, che ha risposto sul tema dell’etica del giornalismo in Italia. La ricerca è stata commissionata dall’Ordine, come è tradizione dal 2008. Ma questa volta non è stata condotta solo tra i giornalisti iscritti all’Ordine della Lombardia. All’indagine all’interno della nostra realtà professionale, se ne aggiunge una più ampia, condotta a luglio tra i cittadini italiani.
A tutti è stato chiesto quali siano i comportamenti e gli atteggiamenti utili a un giornalismo che possa definirsi etico. Ed è stato domandato quanto sia diffusa l’etica nel giornalismo italiano e in quali settori (radio, televisione, stampa quotidiana o periodica, Internet) più di altri. Poi bisognava esprimere un voto di eticità, da 1 a 10, su diversi soggetti: giornalisti, editori, investitori pubblicitari, istituzioni pubbliche, agenzie di relazioni pubbliche, parlamento, governo, enti di categoria come il sindacato e lo stesso Ordine, Authority, forze dell’ordine e associazioni varie di cittadini e/o consumatori.
Cosa pensano dunque i giornalisti lombardi e gli italiani in tema di etica nella comunicazione? “La trasparenza dell’informazione è molto sentita da gran parte dei giornalisti lombardi intervistati – rivela la presidente dell’Ordine Letizia Gonzales. L’insofferenza espressa dai giornalisti per l’invadenza della pubblicità nel loro lavoro, del business che cerca di condizionare la loro indipendenza e degli editori che vogliono piegare l’informazione ai loro interessi saranno utili temi di dibattito“.
Del resto, il caso Murdoch, proprietario del tabloid scandalistico News of the World che raccoglieva gran parte delle notizie attraverso intercettazioni illegali, mazzette alla polizia e legami ambigui tra politica e media ha dato una spallata al tema anche in Italia: “Il dibattito sui limiti dell’informazione, sull’utilizzazione delle fonti da parte del giornalismo d’inchiesta, sugli steccati “onesti” come diceva Montanelli, da non travalicare in nome degli scoop per sostenere le vendite, è ritornato in auge” continua la Presidente. Con dei corollari, legati all’informazione sul web e ai blog come diffusori di idee e contenuti informativi, e alle leggi che stanno per essere varate dal governo in materia, come il comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni, che fanno discutere la piazza e i giornalisti.
Letizia Gonzales è convinta che un buona traccia possa provenire dalle riflessioni di Nicholas Lemann, che guida la scuola di giornalismo della Columbia University e collabora al New Yorker: “Il lato selvaggio del giornalismo che oltrepassa nettamente le linee etiche e utilizza sistemi diversi come le intercettazioni dei telefonini può essere arginato se si sviluppano buone pratiche professionali. Come dice Lemann, si possono minimizzare tutti questi rischi senza essere tentati dai sensazionalismi e dagli scoop“.
Insomma, alla fin fine, il cinico non sarebbe adatto a questo mestiere, come diceva lo storico reporter polacco giramondo Ryszard Kapuscinski e come hanno imparato generazioni di giornalisti, salvo poi dimenticarsene al momento giusto.
Info: Il futuro del giornalismo: etica e professione. A Milano il 13 ottobre 9.30-13.30 presso l’Università Statale (A ula Magna), Via Festa del Perdono, 3. Maggiori informazioni, conferme e accrediti last minute al convegno.
1 Comment
Non avendo potuto partecipare al dibattito, sarebbe interessante avere qualche riscontro su come e su cosa si è detto e soprattutto su quali siano stati i risultati dell’indagine condotta… temo che tra i cittadini (compreso il sottoscritto), ci sia molto scetticismo a riguardo.
Per altro, il tema “etico” coinvolge anche la sfera dei miei personali interessi, tra cui anche la passione fotografica ed in particolar modo la fotografia “naturalistica”, che spesso, purtroppo, di naturalistico ha ben poco (in fondo anche una foto è “un racconto” che può essere facilmente distorto)
Vi segnalo, per vs. curiosità e spero interesse, anche questo argomento, a suo modo correlato con l’articolo di cui sopra:
https://www.naturaphotografica.com/component/content/article/72-pubblicazioni/166.html
Complimenti per il vs. lavoro.
Un saluto
Paolo Ravasi