Catania – “Post vacation blues” racconta la tristezza non delle comunità afroamericane schiavizzate, bensì dei vacanzieri europei che tornano al lavoro. “Irritabilità, spossatezza, sovente disturbi del sonno e anche mal di testa sono collegati essenzialmente alla ripresa della quotidianità, a volte accentuati dalle aspettative che nell’estate riponevamo e che l’estate ha deluso”, dice Manuela Pennisi, psicoterapeuta e ricercatrice presso La Sapienza Università di Roma.
Un vero e proprio stress; come gestirlo?
“Premetterei due considerazioni. Intanto, sentirsi tristi per la fine delle vacanze è assolutamente normale, nonostante non poche persone siano invece sollevate – rassicurate – all’idea di riprendere le vecchie abitudini. Poi, dovremmo renderci conto che lo stress è un meccanismo fondamentale di adattamento e sopravvivenza. In proposito, mi piace ricordare le riflessioni, negli anni ’70, del medico austriaco Hans Selye, il primo studioso in materia: La completa libertà dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si pensa di solito, non dobbiamo evitarlo, né in realtà possiamo. Ma possiamo viverlo in modo positivo, anzi trarne vantaggio se approfondiamo un poco i suoi meccanismi e li colleghiamo alla nostra filosofia di vita”.
Qualche consiglio a chi è appena rientrato o sta per farlo?
“Più che consigli, direi accorgimenti pratici. Se il cambiamento è troppo repentino, il nostro corpo lo “percepisce” come una sorta di allarme e si attiva per fronteggiare la situazione (in vacanza spesso accantoniamo i problemi, che non vuole dire risolverli). Anche l’abbigliamento è importante. Non possiamo di colpo passare dal bermuda o copricostume, con il senso di libertà che ne deriva, al vestito completo di cravatta o al tailleur. Riadattiamoci con gradualità.
Concediamoci, se possibile, qualche giorno di riposo nella propria città: stabiliamo delle priorità, impariamo a delegare, riattiviamo stati d’animo positivi, dedichiamoci anche ad attività rilassanti. In sintesi, proviamo a mantenere almeno per un po’ di giorni quella “felicità del vivere” che abbiamo sperimentato in vacanza”.
Per esempio?
“In estate ti senti più bello/a e hai maggiore energia, sole e luce ti avvolgono e travolgono, specialmente nell’area mediterranea; vorremmo cambiare, fare progetti, prenderi maggiore cura di noi stessi, reinventarci. In estate tutto sembra possibile. Nella realtà tutto è possibile sempre, in qualsiasi stagione: a condizione di non rinunciare ai nostri progetti, di renderli “veri” e “autentici”, soprattutto consapevoli. L’estate è dentro di noi, sole e luce siamo noi. Ognuno/a può reimpostare la propria vita, in qualunque periodo dell’anno evidentemente. Però dobbiamo volerlo davvero. Volerlo: non soltanto desiderarlo”.
Questa condizione è certamente indispensabile, ma non sempre sufficiente. Pur se sbalzati e perseguiti con il massimo di impegno, forza, consapevolezza, tenacia, capita infatti che dei progetti non vadano a buon fine.
“Sì, ma in questi casi mi chiedo a volte se veramente volevamo realizzarli, oppure se davamo per scontato che questo fosse il nostro desiderio, oppure se avessimo magari deciso di intraprenderli per un insieme di ragioni anche esterne a noi. Sarebbe necessario chiarire questo punto con se stessi, prima di imbarcarci in qualsiasi impresa. Dovremmo anche chiederci – e risponderci con assoluta sincerità – se davvero quel progetto ci interessa profondamente, se saremo in grado di sostenere l’inevitabile carico di ansie, imprevisti, difficoltà, gratificazioni e affanni, se ci sentiamo sicuri di meritare l’eventuale successo.
Ecco, per un momento potremmo immaginare la vita come un cinema multisala. Se il film che stiamo “vivendo” non ci convince fino in fondo, possiamo sempre comprare un altro biglietto, andare in un’altra sala e vederne un altro. Perché i registi della nostra vita siamo noi, in estate e tutto l’anno. La vera “passerella” è la vita di ogni giorno, non solamente l’estate; il tappeto rosso aspetta solo noi!
E dato che “il viaggio è nella testa”, buona continuazione di vacanza…”