Vogliono sabotare la “primavera araba”. Il bilancio negativo di Amnesty International

La Primavera Araba stenta a trasformarsi in estate matura e fruttifera. Lo rivela Amnesty Internationalche ha diffuso il rapporto di 80 pagine  Un anno di rivolta. La situazione dei diritti umani in Medio Oriente e Africa del Nord.

 LA MIA VERITÀ – Sangue è stato sparso per far cadere i regimi dittatoriali dei Paesi islamici e sangue continua ad essere sparso, ma stavolta per reprimere quel vento di libertà chiamato Primavera Araba. Se le autorità internazionali non si adoperano in fretta per vigilare e sanzionare le continue violenze dovremo ritenerle complici di crimini contro l’umanità.

Nonostante  i movimenti di protesta, guidati in molti casi dai giovani, abbiano determinato la caduta dei regimi longevi di Egitto, Tunisia e Libia, i governi regionali non hanno ancora attuato concrete riforme costituzionali in grado di evitare future violazioni dei diritti umani.

In Egitto, si legge nel rapporto, l’esercito e le forze di sicurezza hanno  soppresso duramente le proteste, causando oltre 90 morti negli ultimi tre mesi del 2011. Nelle carceri non sono smesse le torture e le corti marziali hanno processato più civili in 12 mesi che nei 30 anni precedenti. I trattamenti peggiori sono stati riservati alle donne, con l’obiettivo di farle desistere dalla protesta. Ogni mezzo è lecito per azzittire le critiche.

In Tunisia la situazione è migliore sul piano dei diritti umani, ma i risarcimenti alle famiglie delle vittime procedono a rilento. Tutti gli occhi sono puntati su Moncef Marzouki, attivista per i diritti umani ed ex prigioniero di coscienza di Amnesty International, nominato presidente ad interim. Dovrà vigilare  sulla stesura di una nuova Costituzione che garantisca la protezione dei diritti umani e l’uguaglianza di tutti i tunisini di fronte alla legge.

In Libia le brigate armate che hanno contribuito alla caduta di Gheddafi continuano a perpetrare le violenze del vecchio regime, nonostante la riprovazione del Consiglio nazionale di transizione (Cnt).

Secondo Amnesty in Sirial’esercito e i servizi segreti del Paese si sono resi responsabili di uccisioni e torture che costituiscono crimini contro l’umanità nel tentativo, risultato vano, di terrorizzare manifestanti e oppositori e ridurli al silenzio e alla sottomissione. Alla fine dell’anno, il totale dei morti in carcere era salito a oltre 200, ben più di 40 volte la media annua per quel Paese”.

Il Barhein è ancora sotto osservazione dopo la pubblicazione di un rapporto ottimista da parte di una commissione internazionale di esperti sulle violazioni dei diritti umani.

In Arabia Saudita, nonostante la stesura di una nuova repressiva legge antiterrorismo, le manifestazioni di protesta vanno avanti soprattutto nell’est del Paese.

In Iran, il governo fa il pugno duro in particolar modo con giornalisti, attivisti politici, blogger e sindacalisti indipendenti. La libertà di informazione è continuamente violata.

Il bilancio è negativo: il 2011 si chiude all’insegna dell’incapacità di gestire la sfida lanciata dai movimenti ai regimi repressivi della regione e di convogliarla in un riassetto più democratico della società . E questo vale non solo per organismi regionali quali Unione Africana, Lega Araba e Unione Europea, ma anche per le potenze internazionali. Una bella strigliata di testa per rimboccarsi le maniche con più volontà.

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1 Comment

  • mauron de benedictis

    la teorica primavera italiana che stava per mandar via il regime berlusconiano-leghista è stata già oscurata-la vera democrazia fa sempre una grande fatica per essere almeno accettata-Mauro db

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