Non è una semplice mostra fotografica dove poter ammirare belle immagini con occhio critico, “Apatridas. El laberinto de los invisibles” (Apolidi, il labirinto degli invisibili)” è un’esposizione dove si può sperimentare la sensazione di invisibilità e di disagio di oltre 10 milioni di uomini, donne e bambini che vagano nel mondo privati della loro identità .
La mostra, organizzato presso lo spazio CaixaForum di Madrid fino al prossimo 2 dicembre, presenta le immagini di Roger Arnold, Arnaud Froger, Jordi Matas e Bruno Galan, fotografi che hanno lavorato con l’UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) in contesti diversi come il Bangladesh, l’ex Jugoslavia Macedonia, Madagascar, Kenya, Libano, Costa d’Avorio e Malesia.
Dopo la recente adesione della Spagna alla Convenzione sulla riduzione dei casi di apolidia del 1961 e nel contesto della campagna #YoPertenezco, UNHCR e AECID, (Agenzia spagnola di cooperazione internazionale per lo sviluppo) in collaborazione con la Caixa Progetti Welfare, hanno scelto di raccogliere identità rubate di minoranze apolidi nel mondo in un percorso espositivo labirintico.
Tessuti sospesi, immagini di grande formato, specchi e altri dettagli portano i visitatori ad entrare nella pelle di persone legalmente invisibili, “senza Stato”, senza nazionalità.
Non sono riconosciuti come cittadini da nessuna legislazione di nessun Paese.
Istruzione, salute, alloggio, lavoro legale, diritto di voto, libertà di movimento, ma anche il diritto di sposarsi o di avere una sepoltura adeguata e un certificato di morte sono i diritti umani fondamentali di cui gode ogni cittadino, ma non gli apolidi. Loro non hanno documenti e sono legalmente invisibili, condannati a un’esistenza nell’ombra. I loro figli ereditano l’apolidia, come fosse un male o una maledizione. Un tunnel nero senza via d’uscita.
Perché si entra in questo tunnel? Quali sono le cause? Il fattore principale sta negli ostacoli contenuti nelle leggi sulla nazionalità, inclusa la discriminazione. In tutto il mondo si contano 25 Paesi che mantengono ancora oggi la discriminazione di genere nelle loro leggi sulla nazionalità, impedendo alle madri di trasmettere la loro nazionalità ai loro figli in condizioni uguali agli uomini.
“L’apolidia è particolarmente preoccupante nel caso dei bambini” spiega al pubblico e ai giornalisti Francesca Friz-Prguda, rappresentante dell’UNHCR in Spagna, durante l’inaugurazione della mostra. “Solo nell’ultimo anno sono nati 70mila bambini apolidi nel mondo. I bambini la cui infanzia e il futuro saranno segnati da questo flagello se non facciamo qualcosa per evitarlo “.