I migranti non li vuole più nessuno. Ma al Summit di Granada si parla ancora di accoglienza

 

Da Est a Ovest, i migranti non li vuole più nessuno.

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Ph. Katie Moum – Unsplash

In Libano, i rifugiati siriani scappati dalla guerra civile iniziata nel 2011 e ancora in corso sono sotto costante attacco sia da parte delle autorità, che li accusano di essere all’origine di atti criminali nel Paese, sia dai cittadini libanesi, che li ritengono responsabili della crisi sociale ed economica attuale.

In Pakistan, oltre 1,7 milioni di rifugiati afghani verranno cacciati entro la fine di ottobre. Sono gli stessi che, nell’agosto del 2021 venivano abbandonati dagli Stati Uniti e dall’Occidente e si mettevano in salvo in Pakistan, dopo una fuga disperata dal loro Paese, ormai sotto il completo controllo dei talebani. Oggi, il Pakistan non li vuole più per paura di attentati e l’Afghanistan non li rivuole per timore di attacchi da parte dell’Isis, tanto da aver attivato un sistema di monitoraggio per respingere i connazionali che vogliano far ritorno.

L’Armenia accoglie gli oltre 100mila profughi armeni del Nagorno-Karabakh. Dopo l’attacco militare da parte dell’Azerbaigian, gli abitanti della regione separatista hanno scelto di abbandonare la propria terra per sempre piuttosto che subire l’umiliazione di essere cacciati.

Negli Stati Uniti, i politici continuano ad usare i migranti per le loro campagne elettorali. Ma nonostante le critiche alla violenza fisica e psicologica inflitta dalle autorità americane a chi oltrepassa la frontiera messicana per raggiungere l’America del Nord, i controlli continuano ad aumentare e le misure di respingimento sono sempre più rigide.

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Ph. Jason Leung -Unsplash

In Europa, i flussi migratori non smettono di preoccupare: aumentano i controlli anche nello spazio Schengen e, dopo la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Austria e anche la Germania, la Slovacchia è l’ultimo Paese a chiudere le frontiere con oltre 40mila migranti arrivati in questo ultimo anno senza documenti.

Il tema delle migrazioni e dell’accoglienza resta sempre molto acceso. Proprio in questi giorni, la Comunità politica europea – nata un anno fa per affrontare la crisi generata dalla guerra in Ucraina e altre questioni importanti – si è riunita a Granada, in Spagna, per discutere sulla questione della crisi migratoria. Il Summit è stato organizzato dalla Spagna, che detiene la presidenza di turno dell’Unione europea.

Proprio ieri, i 27 Paesi UE hanno trovato faticosamente un accordo sulla gestione del crescente numero dei richiedenti asilo in Europa. Stando al nuovo regolamento, gli Stati di frontiera potranno accelerare le procedure di richieste di asilo e trasferire velocemente i richiedenti in altri Paesi europei. Così facendo le domande verranno distribuite secondo un criterio equo e si eviterà che alcuni Paesi siano costretti ad accettare un numero superiore di richiedenti rispetto ad altri.

L’accordo raggiunto ieri è il risultato di anni di confronto che, nelle ultime fasi del negoziato, si era trasformato in un braccio di ferro tra Germania e Italia sulla questione del finanziamento alle ONG che operano in mare. L’Italia, infatti, fino a pochi giorni fa aveva scelto di non aderire all’ultima bozza di accordi raggiunti; ma una volta ottenuto l’eliminazione dal testo di legge di una vincolo che faceva riferimento al ruolo svolto dalle ONG nelle operazioni di salvataggio in mare, ha cambiato rotta uscendone politicamente vincente.

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