DoveStiamoAndando? A cercare di portare solidarietà

Susanna Fioretti accolta nella sede a Kabul dai suoi collaboratori

ROMA – “Stiamo andando verso una crescente specializzazione, il che è certamente un bene in ambiti prettamente scientifici”, dice Susanna Fioretti presidente della Onlus Nove “ma il campo umanitario richiede una visione d’insieme – progetto, cultura ospite, tanti elementi all’apparenza irrilevanti in realtà determinanti. In varie occasioni ho suggerito, finora invano, la consulenza di un antropologo quando si prepara un progetto o una missione, per evitare di muoverci come i classici elefanti nella cristalleria”.

Laurea in antropologia culturale e alcuni diplomi specifici (lingue, agrotecnico, infermiera, igiene ambientale), autrice di “Involontaria. Avventure umane e umanitarie” (Einaudi 2011), Susanna ha fondato Nove nel 2012 con la collega Arianna Briganti, dopo avere a lungo lavorato quale delegata della Croce Rossa o esperta del Ministero degli Affari esteri in Mauritania, India, Yemen, Afghanistan, Mozambico, Sud Sudan.

Oggi, in questi Paesi e in altri, la vita sta diventando più facile o più difficile per una straniera? E per una donna?
“Come straniera tutto tende a diventare più complicato, per la presenza di frange radicali islamiche e cambiamenti culturali degli ultimi anni. Nello Yemen ad esempio, una decina di anni fa lavoravo senza problemi di sicurezza; anche in Mauritania, province e deserto, giravo tranquillamente; nel 2002, mia prima missione in Afghanistan, noi stranieri eravamo in genere guardati con curiosità e un po’ di diffidenza ma trattati con molta gentilezza, e non c’erano problemi a muoverci anche nelle Province.
Come donna, invece, mi sembra che ci sia meno sfiducia ‘a priori’, ma solo a Kabul e in certi ambienti ristretti. Cito l’Afghanistan perché è il Paese che conosco di più. Ricordo, i primi anni, le espressioni sorprese per non dire infastidite di alcuni interlocutori; credo mi ascoltassero giusto perché portavo soldi. Ora mi sembra che le idee di una donna, anche afgana, siano un po’ più considerate ma, ripeto, solo in certi ambienti”.

Quali, in generale, i vantaggi e i limiti delle Organizzazioni della Società Civile (ong, onlus ecc.)?
“Disponiamo di un maggiore margine di libertà anche dal punto di vista fisico, logistico – che so, continuiamo ad andare in mezzo alla gente, mentre gli altri vivono e si spostano blindati. Per contro, abbiamo maggiori difficoltà a ottenere l’appoggio istituzionale, meno mezzi economici e minore influenza”.

La sua onlus è impegnata in progetti in Afghanistan (“Sono una donna e voglio lavorare” e “Sono un bambino anch’io”, la Forza dello Sport per favorire il reinserimento sociale di uomini e donne disabili attraverso la pallacanestro in carrozzina e altre attività sportive), in Etiopia (“Non ho la lebbra”, a Kore), in Italia (“Dai una mano a un italiano”e “Migranti in FormAzione”, a Roma). Il progetto più innovativo?
“Stiamo organizzando un ‘servizio pilota’ di taxi rosa, unico nel Paese; cambierebbe la vita di tutte le abitanti, cui vietato salire in auto con un uomo sconosciuto, usare la bici o un motorino, spostarsi con i mezzi pubblici. Di fianco ai corsi gratuiti in inglese, informatica, cucina professionale, il Centro di Formazione Professionale Femminile di Nove e del partner afgano Pada propone infatti una scuola guida femminile; l’anno scorso, è stata frequentata da circa il 25% delle donne (80 su un totale di 350) che hanno preso la patente a Kabul.
Nove aiuterà le prime tassiste a costituire l’impresa e a ottenere le licenze, coprirà i costi di gestione iniziali e faciliterà l’accesso al microcredito. Non potendo sostare in mezzo alla strada, le neo tassiste concorderanno con clienti selezionate le corse abituali (ad esempio il trasporto quotidiano dall’abitazione al posto di lavoro, o da scuola/università a casa per gruppi di ragazze e risponderanno alle chiamate saltuarie attraverso un centralino. Un consulente uomo le affiancherà durante le prime esperienze e ci si assicurerà il consenso – indispensabile per essere accettate dalla comunità – non solamente delle istituzioni competenti, ma anche del locale Consiglio degli Anziani e di altre autorità tradizionali”.

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