ROMA. – Modifiche a leggi e regolamenti per punire chi li maltratta, tutelarli, assicurare soccorso in caso di incidenti. Campagne pubblicitarie contro l’abbandono – la vigliaccata crudele di portarli a perdere in campagna o per strada – e in favore della sterilizzazione di massa, solo rimedio efficace contro il randagismo. Un giro d’affari complessivo a livello di miliardi in euro o in dollari per sostentamento, benessere, prevenzione, terapie, longevità. Un fiorire di iniziative e di onlus promosse per lo più da volontari splendidi (a volte da mascalzoni).
“Direi che, in generale, alla condizione degli animali è sensibile chi non sia freneticamente preso soltanto nella sua propria vita e sappia guardare anche ai deboli. Che gli animali siano i più deboli fra i deboli è un dato di fatto”, riflette il veterinario Stefano Fattori. Esercita da circa venticinque anni, basta osservare come tocca uno qualsiasi dei suoi pazienti per intuire il suo livello di professionalità e di empatia. Vegetariano, campione subacqueo, alto, magro, un po’ introverso, è “figlio d’arte” (il padre Marco, oggi ultraottantenne, ha salvato e curato decine di migliaia di animali sfortunati, specialmente gatti, e continua).
Tra cani, gatti, roditori, uccellini, pesci, iguane, … in Italia vivono con noi circa sessanta milioni di bestiole. Secondo lei a cosa è dovuta in generale questa recente voglia di tenersi in casa uno o più animali?
“Alla maggiore conoscenza. Siano animali da compagnia “da reddito” (definizione per me aberrante), esotici o quant’altro, osservandoli nel concreto hai la prova di quel che in teoria già si sapeva: cioè che sono esseri senzienti, emotivi, sensibili, capaci di guardarti con espressività, sentimento. Tutti, nessuno escluso. Non a caso gli animali domestici sono amati specialmente da chi sta a lungo in casa con loro – anziani, bambini, giovani molto impegnati nello studio, intellettuali, artisti.
Credo pure che questa tendenza sia irreversibile. Cominciata per lo più nei Paesi anglosassoni, è via via discesa verso il Mediterraneo, con picchi in Grecia e a Cipro, dove specialmente i gatti sono amati. Anche le condizioni dei cani mi sembrano migliorate un po’ ovunque, compreso nei Paesi musulmani dove i veti religiosi sembrano allentarsi soprattutto nelle aree di maggiori scambi e contatti. Persino in contesti molto poveri, una qualche cosina da mangiare, un qualche avanzo per il cane o il gatto si trova ben sovente; ovvio che laddove il livello della vita umana è mediamente buono, anche gli animali vivono meglio”.
Cosa chiediamo agli animali?
“Sostanzialmente affetto e gioco. In passato, per la stragrande maggioranza dei casi, avevano un ruolo – i cani, ad esempio, dovevano fare la guardia, difenderci. Ora che li vogliamo in famiglia, invece, modifichiamo anche la loro espressività; mi piace ricordare che anche in Italia è vietato il taglio delle orecchie e della coda: un boxer con le orecchie lunghe e la coda lunga è simpatico, ti fa sorridere, prima con quelle piccole orecchie diritte e il mozzicone di cosa ci intimoriva”.
L’animale del futuro quale potrebbe essere?
“Il gatto, soprattutto in città e per una serie di ragioni. Intanto, non ha bisogno di uscire, né di essere portato al parco a correre; può vivere bene in casa a condizione che l’ambiente sia stimolante e vario, che la possibilità di giocare diventi surrogato della caccia, e che ci sia qualche posto in alto dove arrampicarsi e rimanere a guardare. Poi perché è minuscolo, ha dimensioni compatibili con i nostri appartamenti. Infine per la sua stessa relazione con gli umani, che è assolutamente affettuosa ma non “dipendente” (il gatto è domestico da meno di diecimila anni, il cane da circa trentamila, ndr)”
Il problema è che, quando ti si ammala una bestiola, vuoi curarla al meglio ed evitare che soffra quando le terapie sono diventate inutili. Tutto ciò può avere dei costi a volte non indifferenti …
“Anche sotto questo aspetto le cose sono molto cambiate. Quando cominciai la professione, ricordo una diffusa riluttanza a spendere per le terapie, analisi ed ecografie erano rare. Oggi si fanno correntemente, così come la tac, la risonanza magnetica e tutto quanto serve. Ormai l’offerta essendo ad altissimo livello anche nel nostro settore, i costi inevitabilmente salgono”.
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