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EarthDay: una guida per imparare ad amare la terra

Climate change guide for kids by Yuliya Parshina-Kottas, New York Times

Il New York Times ha pubblicato una guida al cambiamento climatico dedicata ai bambini. Se non sono gli adulti a cogliere quel senso di responsabilità necessario per agire con un progetto costruttivo e salvare la Terra, lo saranno i bambini.

Le belle illustrazioni di Yuliya Parshina-Kottas accompagnano i giovani lettori in un lungo percorso di consapevolezza, dove solo camminando e guardandosi intorno i piccoli osservatori potranno capire se scegliere di intraprendere la strada “The Bad Future” oppure se imboccare quella “The Better future”. Il racconto di Julia Rosen inizia con una domanda: “How did we get here?“, come siamo arrivati fino a qui.

Ce lo domandiamo soprattutto oggi, durante la Giornata della Terra, più conosciuta come #EarthDay, la cinquantunesima edizione di un evento mondiale per celebrare il nostro pianeta. Il tema di quest’anno è “Restore Our Earth” (“Ripariamo la nostra Terra”) perchè c’è ancora molto da fare per abbattere il riscaldamento globale e tagliare le emissioni di CO2. Tra gli incontri e le manifestazioni presenti oggi in tutto il mondo, spicca il summit virtuale sul clima voluto dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ed esteso a 40 capi di Stato e di governo con due obiettivi: ridurre le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 e annullarle entro il 2050.

Il tema “green” è sempre più presente anche nel settore business, con numerose iniziative per promuovere l’imprenditorialità sostenibile. Ad esempio, nell’ambito del programma SwitchMed finanziato dall’Ue, è stata  ideata la piattaforma TheSwitchers.org per sostenere giovani imprese italiane, tunisine, spagnole, libanesi ed egiziane che vogliono trasformare i loro business model in startup sostenibili. Il progetto si rivolge al settore tessile e della moda ed è esteso ai Paesi del programma Eni Cbc Med.

Anche nella sfera culturale – fortemente colpita dalla pandemia in corso – si vedono crescere iniziative sostenibili, come Earth bits – Sensing the Planetary” inagurata al Museo di arte, architettura e tecnologia di Lisbona (Maat): un percorso multisensoriale sulla trasformazione ambientale e l’emergenza climatica firmato dallo studio italiano Dotdotdot. L’attesa mostra di Architettura della Biennale di Venezia dal titolo  “How will we live together“, curata da Hashim Sarkis, si aprirà in presenza il prossimo 22 maggio in risposta non solo alla crisi sanitaria, ma anche a quella ambientale. Sarkis chiede, infatti, agli architetti di immaginare spazi in cui poter abitare generosamente insieme, anche “come pianeta che sta affrontando crisi che esigono un’azione globale affinché tutti noi continuiamo a vivere”.

Ma torniamo per un attimo alla guida del New York Times. Arrivare al bivio tra “The Bad Future”“The Better future” e dover scegliere in quale direzione andare non è facile per i bambini, ma neppure per gli adulti.
Nelle prime immagini del racconto, c’è una ragazzina dai lunghi capelli blu che, in sella alla sua bici, attraversa paesaggi diversi. Osserva le emissioni prodotte dall’uomo – che hanno già reso il clima più caldo di quanto non lo sia stato in almeno mille anni – e l’essenzialità dell’elettricità nella vita moderna.

La giovane protagonista del racconto attraversa in bici campi e città e forse si rende conto che a livello globale, l’agricoltura e altri modi di utilizzare la terra non portano sempre a qualcosa di buono. Essi, infatti, rappresentano circa un quarto di tutte le emissioni di gas serra. Forse la giovane si rende anche conto che, se non agiamo, ci aspetta un futuro al caldo, nel vero senso della parola: a causa delle temperature elevate non si potranno praticare molti sport e attività; tanti anziani o persone vulnerabili moriranno, le fonti idriche si prosciugheranno e le colture si impoveriranno; la siccità genererà incendi e fumi tossici, i ghiacciai continueranno a sciogliersi e i mari inonderanno città e villaggi; fauna e flora si estingueranno, …

Climate change guide for kids by Yuliya Parshina-Kottas, New York Times

La ragazza dai capelli blu continua a pedalare immaginando un futuro più roseo. Se i governi, le aziende e tutta la collettività lavorano insieme per ridurre le emissioni nei prossimi decenni ed evitare i peggiori effetti del cambiamento climatico, forse staremo meglio. I Paesi più ricchi supporterebbero quelli più poveri; industrie, colture e alimentazione diventerebbero sostenibili e impiegherebbero energia rinnovabile; i mezzi di trasporto diventerebbero elettrici o userebbero combustibili più puliti e la qualità dell’aria sarebbe migliore…

In effetti le sfide più grandi che dobbiamo affrontare oggi non riguardano solo la scienza, ma anche e soprattutto le persone e il loro modi di pensare.

La domanda “How did we get here?” presentata all’inizio del racconto di Julia Rose non era dunque rivolta soltanto ad una platea di bambini.

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