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Europa e Mediterraneo, scambi commerciali a rischio

E’ passato poco più di un anno dalle rivolte popolari che dal Nord Africa si sono diffuse a macchia d’olio fino al Medio Oriente, e, in questo breve intervallo di tempo, molto è cambiato, anche da un punto di vista economico.

I sistemi politici e sociali dei Paesi del Maghreb, come pure gli interscambi economici tra le due sponde del Mediterraneo – Nord Africa da una parte e Sud Europa dall’altra – sono stati stravolti. E per l’Italia meridionale la “primavera araba” ha avuto un impatto molto negativo: da gennaio a settembre del 2011 è saltato uno scambio commerciale su tre.

I dati relativi allo scorso anno sono allarmanti: 2 miliardi e 400 milioni di euro è la perdita netta registrata nel sud Italia fino a settembre. E’ quanto emerge da un’analisi del Mediterranean Strategy Group (GMF) in collaborazione con Studi di ricerca per il Mezzogiorno (SRM).

Il futuro delle relazioni economiche tra il Nord Africa e il Sud Europa dipende da delicati equilibri politici interni ed internazionali. L’Italia, il Mezzogiorno in particolare, è stata considerata per anni la piattaforma logistica per gli interscambi economici e commerciali principalmente con il Nord Africa, che comprende Tunisia, Marocco, Algeria, Egitto e Libia (Southern Med). A questi si aggiungono poi i rapporti economici con l’Eastern Med, ovvero Israele, Libano, Siria e Turchia, e con l’Adriatic Med, che include Albania, Bosnia e Croazia.

https://www.youtube.com/watch?v=0uTbXCtk4r8&feature=youtu.be

L’importanza del Mediterraneo per l’Europa, in particolar modo per alcune Regioni italiane come Sicilia, Sardegna, Campania e Puglia, è fondamentale. Dal 2001 al 2010 si è infatti passati da 11,7 a 15,4 miliardi di euro di scambi commerciali tra le due sponde. Tra gennaio  e settembre del 2011 si è registrata però una contrazione dell’interscambio totale (import più export) e fra le cause principali c’è la riduzione delle importazioni di petrolio libico (-69,6 per cento da gennaio a novembre). Il Mezzogiorno, nonostante la diminuzione anche dell’interscambio di prodotti energetici, ha rappresentato il 22,2 per cento rispetto ai flussi commerciali totali con l’Area Med.

Non ci sono dubbi: per l’Europa il Nord Africa resta ancora un mercato emergente. Le grandi potenzialità di sviluppo dipenderanno però dai processi di democratizzazione già in atto in alcuni Paesi del Nord Africa, dai risultati delle imminenti elezioni in Egitto, che incideranno sulle future relazioni tra le due sponde del Mediterraneo, e, ancor più, dalla liberalizzazione del commercio. La strategia dell’Europa, infatti, potrebbe essere quella di riservare un accesso preferenziale ai mercati occidentali a quei Paesi del Nord Africa che adotteranno la democrazia.

Ad un anno dalla “primavera araba”, l’Italia resta il primo partner commerciale europeo dell’Area Med (secondo solo agli Stati Uniti), al secondo posto si colloca la Francia e al terzo la Germania. Il recente viaggio in Egitto del presidente del Consiglio italiano Mario Monti è stato un segnale importante di continuità per il legame che storicamente unisce le due sponde del mare nostrum. Un messaggio chiaro per ritrovare l’armonia, riprendere gli scambi commerciali ed evitare ulteriori perdite economiche.

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