
I carri armati israeliani sfondano la Blue Line e penetrano nel sud del Libano. Il suono incessante delle bombe di Hezbollah non li ferma. Le immagini della devastazione nella Striscia di Gaza, dove oltre 43mila persone hanno perso la vita nel conflitto tra Hamas e Israele, continuano a scuotere il mondo. Eppure, l’orrore sembra lasciare il resto del pianeta ancora una volta passivo, impotente di fronte all’escalation di violenza.
Intanto, lontano da quel nuovo teatro di guerra, il musicista portoghese Kabeçäo si mette in coda per imbarcarsi. Il volo è in orario. Tra le mani stringe le piccole dita di sua figlia, tra le braccia sua moglie e sulla schiena ha il suo inseparabile guscio di metallo. Sale a bordo, occupa il suo posto e si allaccia le cinture di sicurezza. Direzione: Fuerteventura.

Ad attenderlo a Lajares ci sono Daniele e Sara Regano, fondatori di Nami handpan Fuerteventura e organizzatori del CHF 2024, il Canarias Handpan Festival. All’appuntamento più atteso dell’anno – per gli appassionati di questo particolare strumento musicale a forma di ufo– oltre a Kabeçäo ci sono artisti di fama mondiale come Nadishana, Amy Naylor, Rosie Bergonzi, David Kuckhermann, Daniele Rebaudo e altri musicisti, estimatori, devoti, entusiasti, semplici amatori alle prime armi.
Mentre Kabeçäo e i partecipanti sono pronti ad immergersi nella musica del festival, il mondo assiste impotente alla violenza. In Iran, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica si prepara ad affrontare un possibile attacco israeliano. I missili ipersonici Fattah vengono lanciati per la prima volta contro il radar Arrow dei sistemi antimissile israeliani.
Il Libano è teatro di scontri sempre più violenti. Il 10 ottobre, nel sud del Paese, le telecamere di sorveglianza della posizione Unifil a Labbouneh vengono disattivate dai soldati delle IDF, le Forze di Difesa Istraeliane, mentre droni sorvolano le postazioni dei peacekeeper italiani. I militari si rifugiano in un bunker della base e schivano il fuoco che colpisce l’ingresso e un avamposto del quartiere Unifil sotto il controllo italiano. Ore dopo, un carro armato israeliano abbatte il torrino di osservazione di Unifil, ferendo due caschi blu indonesiani.
Gaza è stretta nella morsa degli attacchi aerei. Una scuola a Nuseirat, trasformata in centro vaccinale, viene distrutta. Decine di sfollati trovano la morte in un raid all’alba del 14 ottobre, vicino all’ospedale di Al-Aqsa. Tra le vittime, il diciannovenne Shaban al-Dalou, uno studente di ingegneria della al-Azhar University di Gaza, che poco prima di morire bruciato insieme alla madre aveva pubblicato un video in cui affermava: “Non esiste un posto sicuro qui a Gaza”.

Mentre tutto questo accade, in Spagna, le note degli handpan risuonano in un’atmosfera di quiete, quasi surreale. Qui le bombe non si sentono, qui regna solo la pace. Kabeçäo prepara la sua lezione per il gruppo intermedio. C’è agitazione, emozione, c’è la voglia di imparare, sperimentare, creare. L’aria calda del mattino si fonde con le melodie prodotte dagli handpan dei presenti, che si sono disposti intorno alla sedia dove presto prenderà posto il musicista portoghese.
Eccolo che arriva, con i suoi pantaloni morbidi color nocciola, una maglietta beige e intorno al collo una collana di pietre marroni. È un uomo alto, con la barba lunga e un ciuffo di capelli che si ribella sotto un copricapo chiaro. All’orecchio sinistro è appeso un orecchino vistoso, la sua figura imponente attira subito l’attenzione. La sua presenza è forte, come è forte la storia che ha segnato profondamente la sua musica e la sua vita: “Questa è una storia sul dilemma della coesistenza in questo mondo come esseri umani – ci spiega. L’ho composta in Israele”. Il suo racconto ci trasporta in una notte tranquilla nel nord di Israele, vicino al confine con il Libano, dove aveva raggiunto i costruttori dei suoi strumenti musicali, gli “Yishama“, che definisce magnifici esseri umani.
“Ero lì per la prima volta. Stavo suonando l’handpan intorno al fuoco con un amico”, dice alzando lo sguardo come a voler ricordare ogni dettaglio di quel momento. “In realtà facevo un po’ di esercizio – spiega – concentrandomi su suono, scala, composizione … poi dal nulla ….mentre la vita era bellissima, c’erano le stelle, il fuoco, magnifici strumenti tra i più belli al mondo, la luna, melodie, gli amici .. Dal nulla, la pace è diventata un incubo!”, afferma con voce spezzata.
“Nell’orizzonte c’era questa enorme luce rossa che ci illuminava – ricorda. Poi, in una frazione di secondo, un suono potente di bombe. Tante. Avevo moltissima paura. Alla velocità della luce sono andato a ripararmi dentro il workshop. Ho urlato ai ragazzi: ‘Forza, dobbiamo andare via al più presto!’ perché il rumore delle bombe era sempre più vicino. Non avevo mai provato nulla di simile prima – confessa. E ciò che mi ha colpito ancora di più, oltre alla mia paura, è stata la reazione dei miei amici. Hanno detto qualcosa tipo: ‘Non ti preoccupare Kabe, siediti intorno al fuoco e goditi il momento’. Non ci potevo credere. Per me quello che è accaduto lì, in quel’istante, è stato qualcosa di molto diverso da quello che vivo, dalla realtà che viviamo noi tutti qui in Occidente, qui in Europa”.
Lo sguardo di Kabeçäo si abbassa su di noi, che fino a quel momento eravamo lì con lui, in Israele, a suonare il nostro handpan sotto le stelle, prima che arrivassero le bombe.
“Siamo viziati e fortunati allo stesso tempo”, continua. “Siamo vivi. Viviamo in una situazione di comfort, con cibo, acqua, possiamo stare insieme, goderci il sole, la pace, meravigliosi strumenti e workshop … mentre poco più in là, la gente muore sotto le bombe ed è tutto ok, è tutto normale. Per me è veramente ….”.
Esita e poi prosegue a parlare: “Vorrei capire il senso della vita, cosa facciamo qui, cosa facciamo per gli altri. Me lo chiedo molte volte. Cosa possiamo fare in questo mondo, come ci vediamo e come ci occupiamo degli altri, come ascoltiamo gli altri, come ci tocchiamo, ci parliamo. Mi chiedo molte volte tutto questo”.

Si ferma a riflettere e continua: “Ho così deciso di comporre questo pezzo, che si chiama “Opostos”, una parola portoghese che significa “opposti”: gli esseri umani opposti che coesistono. Coesistere con persone che la pensano in modo diverso da te, con le quali non sei d’accordo. Questa è la vita. Questo pezzo è dedicato a chiunque soffre a causa della guerra, alla stupidità degli esseri umani”.
Ascoltiamo in silenzio Opostos, rapiti dalla foza di questa incredibile composizione in cui c’è tutto: armonia, paura, rabbia, sofferenza e una fusione di ritmi percussivi con melodie delicate e profonde. Si alternano momenti di quiete e introspezione con passaggi più energici e ritmati. “Ho incominciato a lavorare sulla traccia che stavo suonando quando sono arrivate le bombe“, ci spiega. “Poi ho deciso di ripeterla. È così che è nato Opostos (Album Touching Souls).
Asolto questo brano più volte e ripenso alla storia di Kabeçäo e alla stupidità degli esseri umani. Rifletto sugli opposti che coesistono: pace e guerra, paura e serenità, vita e morte. Le note vibrano nell’aria, cariche di emozione. L’armonia si intreccia con la tensione, il ritmo accelera e rallenta in un continuo contrasto che riflette la condizione umana.

Rivedo Kabeçäo il giorno dopo e gli chiedo di parlarmi ancora di Opostos e di ciò che aveva vissuto quel giorno in Israele, quando ha deciso di comporla. “Ci sono molte cose che non possono essere dette con le parole – mi spiega – perché c’è un forte controllo politico delle persone, soprattutto in questo momento. Penso che una delle armi più potenti che abbiamo sia la musica”: un modo per dire cose che non si possono dire, per esprimere il nostro dissenso. Molti artisti, musicisti, creativi usano la musica in modo diverso proprio per contestare cose e decisioni”.
E tu, cosa voi dire con l’handpan?, gli chiedo.
“Questo strumento così giovane, che ha poco più di venti/trent’anni, che in molti utilizzano in modo meditativo, ha un potere enorme. Cerco di avere un mio ruolo, condividendo molte delle mie prospettive in questo dilemma della convivenza tra esseri umani. I ragazzi che li costruiscono in Israele sono “guerrieri di pace”. Hanno scelto di realizzare questi strumenti proprio per portare questa consapevolezza a tutti. C’è anima e arte dentro ognuno di essi“.
Gli chiedo di raccontarmi qualche dettaglio del suo viaggio in Israele, quando è andato a trovare i produttori Yishama.
“Sono andato a visitare la fabbrica dove si mescola questo processo di fusione. Si tratta di un processo in cui il guscio dell’handpan viene messo nel forno, così da ricevere un trattamento speciale. Il calore consente di ottenere un suono molto specifico. Mi stavano spiegando le fasi di questa lavorazione e, quando hanno aperto lo sportello di questo grande forno, ho un’immagine che resterà per sempre impressa nella mia mente: da un lato c’erano i gusci dell’handpan, dall’altro c’erano armi. È lì, in quel momento preciso, che ho deciso di diventare un ‘guerriero di pace’. Un passo dopo l’altro, piano piano, senza fretta, riuscirò a farcela!”.

Mentre in Medio Oriente le bombe continuano a cadere e le Nazioni Unite denunciano la violazione del diritto umanitario internazionale, Kabeçäo sceglie di suonare per la pace. Attraverso il suo handpan, uno strumento giovane ma straordinariamente potente, porta un messaggio di speranza, un invito a riscoprire l’umanità in un mondo che sembra sempre più travolto dalla violenza.
(un ringraziamento a Daniele Regano e al CHF 2024)
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Kabeção (il cui vero nome è Carlos Rodrigues), è un musicista autodidatta portoghese, noto per il suo talento con l’handpan, moderno strumento a percussione che crea suoni melodici e armonici. Ha iniziato la sua carriera da giovane, esplorando le percussioni e altri strumenti a fiato e a corda. Il suo approccio alla musica è personale e intuitivo e combina influenze di culture diverse utilizzando tecniche percussive e melodiche che producono un suono immersivo e ipnotico. Ha prodotto “Touching Souls” (2017, primo doppio album) e “Freedom Expressions” (2020, triplo album). Nel 2020, ha aperto la Pantam School in Portogallo, dove lavora con una serie di strumenti appositamente progettati e creati insieme a YISHAMA.