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WhereAreWeGoing/ L’Opera lirica? Emigra in Oriente

fascetta-WhereAreWeGoingFrancesco Ernani_sovrintendente_01Bologna – “L’opera lirica langue da noi e fiorisce in Cina, Giappone, Corea. Da un lato i melodrammi italiani compaiono sempre più spesso nei cartelloni dei maggiori teatri, registrando il tutto esaurito. Dall’altro cresce il numero di teatri costruiti specificamente per l’opera lirica, con sale fino a duemila posti e almeno sei/sette repliche per titolo”, racconta Francesco Ernani.

Una vita per la musica, la sua: da Segretario generale de La Scala a Sovrintendente all’Arena di Verona, al Carlo Felice di Genova, al Maggio Musicale Fiorentino, al teatro dell’Opera di Roma, infine al Comunale di Bologna (mandato appena concluso). Tournée in tutto il mondo, specialmente in Estremo Oriente, hanno confermato trionfi professionali e prestigio personale. In Giappone, ha ricevuto riconoscimenti quali le ‘Chiavi d’oro’ della città di Osaka, l’Honorary Artist Advisor N.P.O alla Japan Art Society di Tokio, l’Odine del Sole Crescente; in Cina, è consulente stabile del teatro dell’Opera di Tianjin (Tientsin) e regolarmente invitato ai convegni sulla lirica organizzati allo Zhen Yici Peking Opera Theatre di Pechino.

Secondo Ernani – che è stato anche presidente di Opera Europa, associazione internazionale dei maggiori enti lirici europei, sede a Bruxelles – alla base del successo della nostra grande musica, profondamente diversa da quella orientale, c’è un’avanzata educazione musicale di base. “Nei loro teatri”, osserva, “è normale vedere spettatori che seguono le recite leggendo la partitura. L’opera, la danza, la sinfonia sono infatti considerate un aspetto della conoscenza. La cultura è percepita come patrimonio di tutti, da incentivare anche per risollevare l’economia. Non potrei dire altrettanto per l’Italia, dove la lirica sembra a malapena rispettata”.

Gli entusiasmi maggiori sono per titoli e allestimenti classici, tradizionali: “Essenziale è che le regie rispettino il libretto originale (la traduzione scorre sopra il palcoscenico, o di lato). Impatto a volte non facile con spettacoli innovativi e musiche contemporanee; è stato così, e lo è tuttora, ovunque, Italia ben compresa. Del resto, basta ricordare madama Butterfly, che alla prima de La Scala il 17 febbraio 1904, fu fischiata, e poi ritirata“.

Il fatto è che sovente rifiutiamo quel che non conosciamo, riflette Ernani: “Eppure la vera sfida, per un teatro d’opera che intenda rimanere nel panorama internazionale, sta anche nel proporre nuove opere, valorizzare nuovi artisti. Bisogna dare fiducia ai giovani, chi esce dal Conservatorio e ha talento compositivo deve sapere che ha possibilità di essere rappresentato in grandi teatri”.

E i Conservatori confermano che il destino della lirica potrebbe essere proprio in Estremo Oriente. In Cina, Giappone, almeno altrettanto in Corea del Sud – Paese che nella lirica ha creduto con forza, fin dagli anni ’70/80 avvalendosi di esperti italiani, austriaci e tedeschi per costruire teatri d’opera – un numero crescente di studenti chiede e ottiene ogni anno di venire in Italia per specializzarsi, imparare la lingua, scoprire i meccanismi della vita organizzativa e produttiva dei nostri teatri d’opera, importarli in patria.

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