“L’Ultima cena globalizzata è lo tsunami economico mondiale tra economie emergenti in cerca di assestamento”, spiega lo scultore pugliese Antonio Paradiso, riferendosi alla sua creazione artistica esposta a Milano fino al 2 ottobre nella corte interna di Palazzo Reale. Venti tonnellate di lamiere contorte – che prima costituivano l’ossatura delle Torri Gemelle – sbarre e putrelle d’acciaio deformate dal calore e dall’impatto dei due voli contro il World Trade Center e poi rimodellate secondo il suo progetto artistico. Sculture che si elevano in senso verticale e portano un forte messaggio di spiritualità di cui il mondo, in particolar modo adesso, ha veramente bisogno: dopo la fine, c’è sempre un nuovo inizio.
Anche le straordinarie fotografie di 11.9 Il giorno che ha cambiato il mondo – sempre esposte a Milano, a Palazzo Reale – fanno pensare allo stesso messaggio di Paradiso: mostrano la volontà di chi ha documentato l’attentato dell’11 settembre 2001, una data che ha modificato gli scenari internazionali e cambiato i contorni della realtà in cui viviamo, di fermare il tempo, per non dimenticare, ma soprattutto per trovare la forza di superare le tragedie e andare avanti.
“Ho sentito il rumore del motore sempre più vicino. Mai avevo visto un aereo volare in mezzo a Manhattan e ho pensato: quello è un pazzo. Ho riconosciuto le due A dell’America Airlines, poi ho sentito un boato terrificante” dice Mike, spazzino. Frasi come queste annientano il visitatore, e accompagnano le immagini di James Nachtwey, Alex Webb, Gilles Peress, Steve McCurry, Susan Meiselas, Paul Fusco.
Poco da dire e molto da sentire. Ad accoglierci sono i titoli di testa delle prime pagine dei quotidiani americani datati 11 settembre 2001. Parole pesanti come “terrore”, “morte”, “inferno” accostate ad immagini inimmaginabili. Gli stessi scenari che poi ritroviamo poco più avanti, in un’altra sala. Fotografie che si guardano e riguardano con intenso stupore, anche se sono state viste e riviste mille volte. Come welcome to hell di Alex Webb, così semplice e penetrante: nessun ritratto delle Torri Gemelle o di persone ferite o sconvolte, né di aerei, incendi o uomini in divisa, solo la polvere dopo l’esplosione depositata su un’automobile e la scritta sul parabrezza welcome to hell al posto di “lavami”.
USA. New York City. September 11, 2001. View of Lower Manhattan from a Brooklyn Heights rooftop. Contact email:New York : [email protected] : [email protected] : [email protected] : [email protected] phones:New York : +1 212 929 6000Paris: + 33 1 53 42 50 00London: + 44 20 7490 1771Tokyo: + 81 3 3219 0771Image URL:https://www.magnumphotos.com/Archive/C.aspx?VP3=ViewBox_VPage&IID=2K7O3RK3M5B&CT=Image&IT=ZoomImage01_VForm
Poco più in là due donne si abbracciano e confortano. Le treccine lunghe e nere di una si adagiano sul corpo dell’altra. Un gioco di ombre e chiari e scuri in cui l’autore, Paul Fusco, sceglie di mostrare un dettaglio: un occhio nitido e colmo di tristezza. Altrettanto piena di significato è l’immagine in bianco e nero di Larry Towell, che ritrae un uomo in abito scuro mentre legge un foglio di carta caduto dal cielo, un pezzo di storia dal contenuto misterioso. Le scritte su un marciapiede colpiscono Susan Meiselas, che sceglie di fotografarle insieme ad uno degli autori, un ragazzo che scrive la sua verità con un gessetto: in primo piano “thank you New York for coming together”, più a sinistra “love is the only answer” e poi in fondo “those who were lost wont be forgotten” e “love is stronger than hate”.
Tanti dettagli che raccontano “Il giorno che ha cambiato il mondo”. L’11 settembre il fotografo James Nachtwey era a casa sua a New York, a sorseggiare un caffè e a pensare agli impegni della giornata. Poi un rumore assordante, una telefonata, il tempo di preparare le macchine fotografiche e le pellicole. E’ uscito di casa in fretta e furia e ha inseguito il fumo. La sua è una testimonianza diretta, quella di un uomo e del suo sguardo attento che, per registrare una scena in un millesimo di secondo sulla sua pellicola, ha rischiato la vita. Di fronte a tanta morte, forse la sua vita passava in secondo piano.
Info: Ultima cena globalizzata (Global Last Supper) e 11.9 Il giorno che ha cambiato il mondo. Dieci anni dopo. Documenti e immagini in mostra a Milano a Palazzo Reale fino al 2 ottobre. Ingresso gratuito.
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