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Middle East Now, kermesse cinematografica con focus sul Medio Oriente

CULTURE

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Ph. Angelo Redaelli

Si è chiusa nei giorni scorsi a Firenze la settima edizione di Middle East Now, il festival cinematografico con focus sul Medio Oriente. Una settimana ricchissima di eventi e suggestioni, incontri, proiezioni, dibattiti, mostre fotografiche, presentazioni di libri, momenti di gastronomia e cucina e anche danza, novità dell’anno. In questo 2016, sempre per la direzione artistica di Lisa Chiari e Roberto Ruta e per la consulenza culturale di Felicetta Ferraro, il festival ha strizzato l’occhio all’amore – il tema di questa edizione era infatti “Live&Love Middle East” – e al piacere di vivere.In più, la rassegna cinematografica, oltre alla consueta importanza e spazio dati alle produzioni di Egitto, Palestina e Iran, ha dato voce a un Paese che vanta ottime produzioni ma poco pubblicizzate – il Bahrein – nonché alla Turchia (omaggio alla regista Yesim Ustaoglu), a Israele e a film evento o rarissimi che il festival ha portato per la prima volta in Italia.

E’ il caso di Barakah meet Barakah, una stravagante commedia romantica, girata e prodotta a Jedda, in Arabia Saudita, e finalista a Berlino. La sezione mostre si è arricchita di una zona dove alcuni progetti possono essere finanziati con il crowdfunding (è il caso della mostra sull’Iran di Davide Palmisano e Manuela Marchetti, “Sokut” e “Timeless Persia”) e l’aperitivo mediorientale serale al Cinema Odeon è diventato un piacevole passaggio obbligato.

Il festival ha anche un certo appeal per i vip del cinema mediorientale che partecipano sempre numerosi: da Hany Abu-Assad, regista dello stranoto “The idol”, qui in prima nazionale, alla famosa cantante algerina Souad Massi che ha chiuso in musica l’ultima serata del festival, protagonista, insieme a Khaled Abol Naga – noto come il Gabriel Garko egiziano – del film della palestinese Najwa Najjar, “Eyes of a thief”. Last but not least, la sezione culturale ha creato rare occasioni per pensare, con gli incontri dell’islamista Lorenzo Delich, dell’iranista Pejman Abdolmohammadi e, soprattutto, con lo scrittore siriano Khaled Khalifa, testimone dei tempi crudeli, oscuri e odiosi che la Siria attraversa da troppi anni, ormai.

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