Cinque milioni di dollari per far tacere gli stupri di guerra e ridare voce alla dignità delle donne. E’ la cifra che si è deciso di stanziare durante il Vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi del G8 tenutosi a Londra l’11 aprile scorso.
MY TRUTH – L’accordo di Londra è un passo storico, ma non dimentichiamo che bisogna partire dalla cultura se vogliamo fermare davvero la violenza, perché a rendere possibile lo stupro di massa sono state e sono ancora oggi la subordinazione e la discriminazione subite dalle donne, vittime di mentalità e di culture che giustificano o ridimensionano gli abusi.
”Abbiamo raggiunto un accordo storico per porre fine alla violenza sessuale nei conflitti – ha detto il capo del Forein Office William Hague – d’ora in poi stupri e violenze sessuali nelle zone di conflitto costituiranno gravi violazioni della Convenzione di Ginevra al pari dei crimini di guerra”. Il passo successivo vedrà l’istituzione di un protocollo internazionale per le indagini sugli abusi nelle zone di guerra ed il Regno Unito avrà il compito di elaborare e definire tutti i dettagli con il sostengo di diversi esperti internazionali.
Il tempo stringe.
Prendiamo ad esempio la Repubblica Democratica del Congo, che dalla metà degli anni Novanta è massacrata da una guerra senza precedenti nella storia africana, per violenza e dimensioni. PIù di venticinque fazioni ribelli e ben otto eserciti che si combattono senza tregua e troppi sono gli interessi economici in ballo, strettamente legati alle riserve naturali di cui il Paese è ricchissimo (in particolare diamanti, oro e coltan). Qui gli stupri di massa su donne e bambini sono all’ordine del giorno – quasi una violenza al minuto – e sono compiuti tanto dai ribelli quanto dalle forze di sicurezza statali.
Spesso avvengono davanti alle famiglie delle vittime: ragazzi costretti a violentare le proprie madri, minori abusati davanti ai genitori, villaggi razziati e dati alle fiamme. Lo stupro in Congo è una vera e propria arma da guerra al pari delle mine antiuomo. Il generale Patrick Cammaert, ex comandante delle forze di peacekeeping dell’Onu ebbe a dire che oggi in guerra è “più pericoloso essere una donna che un soldato”.
C’è poi il Rwanda, dove la pratica è divenuta così diffusa da essere accettata e tollerata.
A complicare la situazione africana concorrono certi retaggi culturali duri a morire per cui ogni motivo sembra essere buono per esercitare violenza sessuale sulle donne. Per esempio una credenza popolare vuole che fare l’amore con una bambina curi dalla malattia. Peccato, però, che alla fine ad essere infettata sia proprio la piccola. C’è chi viola una donna incinta perché convinto che ne riceva la forza dalla vita che è nel grembo. Violentare poi una nonna, specie se appartenente alla propria famiglia, fa avere una forza speciale.
Come se non bastasse il nuovo rapporto di Save the Children rivela che la maggioranza di coloro che sono stati abusati in guerra ha meno di 18 anni. Stiamo parlando di quasi 30 milioni di bambini vittime di violenza sessuale. Nel rapporto si legge anche che in Liberia, a fine guerra, l’83 per cento degli scampati alle violenze di genere nel biennio 2011-12 aveva meno di 17 anni e quasi tutti avevano subito stupro.
Nella Repubblica Democratica del Congo, nel 2008, sono stati rilevati 16mila casi di violenza sessuale contro donne e ragazze, di cui quasi il 65 per cento nei confronti di minori, per la gran parte adolescenti, ma circa il 10 per cento al di sotto di 10 anni. Durante la crisi post elettorale in Costa d’Avorio, tra il 1 novembre 2010 e il 30 settembre 2011, il 52 per cento dei casi di violenza sessuale ha riguardato minori. Al termine del conflitto in Sierra Leone, più del 70 per cento dei casi di violenza sessuale è stato perpetrato a danno dei minorenni e più di un quinto di loro aveva meno di 11 anni.
Ora è fondamentale che alla decisione del Vertice faccia seguito un’azione rapida e concreta, perché la violenza sessuale nelle zone di guerra raramente viene punita. Basti pensare che in Bosnia la giustizia finora ha condannato solo 30 uomini a fronte di circa 500mila stupri. E visto che spesso nessuno denuncia per timore di essere emarginato dalla comunità, la cosa peggiore è che se le cifre sbagliano, lo fanno solo per difetto.