di Paolo Branca
Non mi appassionano più di tanto i fiumi di parole che inondano i media a proposito dell’Islam, sia a partire dalle prodezze dell’IS, sia dall’ultima ‘provocazione’ di Houellebecq … ma sta di fatto che in molti casi si passa dalla cronaca a valutazioni ben più generali e articolate a proposito dei musulmani e della loro religione.
Che gruppi più o meno organizzati e rappresentativi si dissocino dal sedicente neo-Califfato o che condannino il romanzo “Sottomissione” ha in fondo assai poca rilevanza. Sarebbe un ennesimo balletto dei portavoce simile a quello che ogni tg ci propina su tutto e tutti, accanendosi specialmente laddove violenza e scandali di vario genere (meglio se a luci rosse), sollecitano papille gustative ormai avvezze a ogni porcheria e quindi sempre più desiderose di sapori speziati e piccanti come in un escalation dell’orrore di cui non su vede il fondo.
Quello che invece manca, e manca totalmente, è una riflessione non dico specialistica, ma almeno appassionata e argomentata su quanto accade e ancor più su quanto in forza di ciò che accade viene illustrato, desunto e dimostrato (!?) quasi sempre e solo in forza della tendenza politica o dell’umore dell’opinionista di turno a proposito di una tradizione religiosa che ha 14 secoli di storia e oltre un miliardo e mezzo di fedeli.
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