
ROMA – La vaccinazione annuale contro l’influenza incide in qualche modo sulla gravità del contagio da Covid-19? E quella antipneumococcica, contro la polmonite? Gratuite e garantite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), in Italia sono entrambe fortemente raccomandate per chi abbia oltre 65 anni e/o soffra di determinate malattie (diabete, ipertensione, problemi cardiovascolari, bronchiti croniche ecc): proprio le categorie colpite più pesantemente dal Covid-19.
Sulla base di queste considerazioni, il professore Sandro Mandolesi (chirurgo vascolare, docente di emodinamica venosa a La Sapienza) e il dottore Tarcisio Niglio (epidemiologo) propongono uno Studio di coorte per la valutazione cross vaccinale tra influenza virale stagionale ed influenza e polmonite da Covid-19 (“Coorte” sta per gruppo di persone che condividono determinate caratteristiche ed esperienze durante un determinato periodo).
“La ricerca, spiega Mandolesi, “riguarderà tutti gli uomini e le donne di età maggiore di 60 anni, che siano da almeno un anno residenti nei Comuni considerati zone rosse come Fondi e Nerola nella regione Lazio e che risultino positivi al tampone per Covid-19, specialmente se poi deceduti. Obiettivo, verificare le reazioni dei pazienti monovaccinati, bivaccinati e non vaccinati quando vengono colpiti da Covid-19, specialmente se poi deceduti. Se una o più di queste vaccinazioni risulteranno protettive anche rispetto al Covid-19, si provvederà a vaccinare chi non ne ha fatte; se invece si riveleranno inutili, bisognerà concentrarsi sul nuovo vaccino quando ci sarà”.
“Essendo a cura del SSN, le informazioni sulle periodiche vaccinazioni antinfluenzali e su quella antipneumococcica (generalmente in unica somministrazione) vengono registrate dai medici di famiglia che poi le trasmettono alle ASL di competenza. C’è in proposito una specifica banca dati nazionale. Sarebbe importante valutare anche la vaccinazione antitubercolare, che è obbligatoria per specifiche categorie; inoltre, chi era bambino nel dopoguerra, probabilmente si è immunizzato in modo naturale perché in quegli anni la tbc era molto diffusa, ci si poteva ammalare anche di forme molto blande, sovente nemmeno diagnosticate”.
A cosa servirà il vaccino se il virus muta?
“Il Covid-19 appartiene al ceppo dei virus antinfluenzali, che ogni anno mutano, ma non mai completamente: una parte più o meno rilevante della loro struttura genetica rimane invariata: e su quella agirà il vaccino, alleggerendo le conseguenze del contagio. Grossi sforzi a livello internazionale si stanno facendo in questo periodo nei più accreditati laboratori di ricerca, nell’intento di individuare un vaccino totipotente che possa essere efficace su tutte le possibili forme influenzali che affliggono l’umanità”.
Rapporti del Covi-19 con l’inquinamento?
“Studi di parecchie università fra le quali Milano e Bari, hanno dimostrato che i periodi di picco di inquinamento da particelle sottili (PM10) coincidono con un aumento del contagio dei ricoveri da Covid-19. Questo dato è molto importante, ma secondo me l’azione del PM10 da solo non basta: le polveri, per fare effetto, devono essere umide. E nella pianura padana, dove l’inquinamento di polveri sottili è maggiore, foschia e nebbia sono ben frequenti”.
Prima o poi ricominceremo a uscire: come comportarci?
“Capita spesso che il contagio non sia riconosciuto perché si risolve con quella che apparentemente è una influenza, più o meno leggera. Queste persone sono già immunizzate dal Covid-19; chi invece ha fatto una semplice influenza è a rischio. Saperlo è fondamentale, in vista della eventuale ripresa di una vita normale: dovremmo riuscire tutti a misurare gli anticorpi, in questo senso si stanno sviluppando test anche a livello domiciliare”.
Normalmente le influenze terminano verso fine aprile/maggio, e il Covid-19 appartiene al ceppo dei virus antinfluenzali: l’estate porterà giovamento?
“Dovrebbe comunque esserci maggiore libertà di movimento; in estate si riduce la carica virale nel territorio”.
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