ROMA – “I rifugiati sono segni della nostra epoca, noi abbiamo il dovere di rispondere”: così, nel 1980, padre Pedro Arrupe, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, lo intuì mentre migliaia di boat people fuggivano dal Vietnam devastato dalla guerra. Per “accompagnare, servire e sostenere i rifugiati e gli altri sfollati forzati, affinché possano guarire, imparare, e decidere del proprio futuro”, quell’anno il Jesuit Refugees Service (JRS) si avviò, ideato e promosso dallo stesso Arrupe. Ed ebbe subito respiro globale il suo appello ai gesuiti del mondo (al tempo, 27mila): dopo 40 anni, il JRS è presente oggi in 56 Paesi. A Roma il coordinamento e la sede internazionale, nonché l’ufficio italiano (Centro Astalli). E, nella tensione verso nuove frontiere fisiche, culturali, religiose, sociali – un obiettivo caratterizzante della Compagnia – il JRS è arrivato anche in campi profughi tradizionali, centri di detenzione e prigioni, zone di conflitto, aree di confine, e nel cuore di grandi città.
Secondo l’ONU, Rifugiati sono tutti coloro che si vedono costretti a lasciare il proprio Paese in quanto perseguitati a causa di razza, religione, appartenenza a gruppi sociali o politici, le vittime di conflitti armati, politiche ed economiche o calamità naturali, e i civili che scappano da casa loro per le violenze ma non varcano le frontiere nazionali (Sfollati). Il JRS amplia la definizione ONU includendo le vittime di spostamenti di massa dovuti a problemi sociali ed economici, tragedie umanitarie, violazione dei diritti umani: sono i rifugiati di fatto sulle cui modalità di possibile tutela si dibatte da anni.
Pilastro della legge internazionale, il principio del non respingimento (“Non refoulement”): chiunque chieda protezione non può essere in nessun caso respinto verso luoghi dove la sua liberà e la sua vita sarebbero minacciati. Pilastro della legge italiana, l’art. 21 della Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Ma per l’inclusione sociale, l’atteggiamento dei locali rimane determinante: occorre perciò che da un lato i rifugiati conoscano il Paese che li ospita e che dall’altro lato il Paese ospitante conosca loro.
Di fianco ai tradizionali servizi di mensa e assistenza sanitaria e socio-legale, i programmi dei vari centri nazionali dei JRS privilegiano l’attenzione alle scuole, ai giovani. Il Centro Astalli offre ai docenti libri e film in tema, agli studenti la possibilità di ascoltare ogni anno le testimonianze dirette di uomini e donne in fuga e/o di fedeli di religioni diverse dal Cattolicesimo, di conoscere le principali identità religiose presenti in Italia, di scoprire la cultura dei Paesi di origine dei Rifugiati – magari partendo da tempi legati al loro cinema o musica o arte.
Discussi osannati sospettati ammirati temuti, una storia particolarmente ricca e tormentata, un coraggio intellettuale tradizionalmente riconosciuto e non di rado contestato, i gesuiti si prefiggono di “promuovere la giustizia nel regno di Dio, in dialogo con le altre culture e religioni”. Il dialogo interreligioso è dunque cardine. Faro, il Documento sulla Fratellanza Umana e la Convivenza, firmato il 4 febbraio 2019 ad Abhu Dabi da Francesco primo Papa gesuita della Storia, insieme a Ahmad Al-Tayyib Grande Imam di Al-Azhar. Prima di Francesco, un altro grande gesuita, il Cardinale Carlo Maria Martini, a Milano aveva ideato e proposto la cattedra dei Non Credenti: ciclo di incontri tra il 1987 e il 2002 da lui stesso guidati per il confronto tra filosofi scienziati scrittori giuristi poeti teologi, credenti e non credenti o appartenenti ad altre confessioni religiose (fra loro Cacciari, Giorello, Natoli, Olmi, P. De Benedetti, Loewenthal, Bianchi, Ravasi, Vegetti Finzi, Lalla Romano)
Solamente la reciproca conoscenza potrà porre le basi per una fratellanza. L’istruzione, la consapevolezza, sono dunque da sempre fondamento e garanzia, sia per preparare i singoli gesuiti (esperti di teologia e di diritto canonico, spesso anche linguisti, storici, scienziati – uno dei personaggi principali de L’Isola del giorno prima, di Umberto Eco è il gesuita padre Caspar, uno scienziato che cerca di scoprire un modo per calcolare la longitudine),sia per sollecitare in tutta la società civile quel senso critico che è diga contro i fanatismi religiosi e non, i razzismi, gli egoismi e le cupezze identitarie.