Il teatro in tempi di Covid-19

Prima dell’arrivo in Italia del coronavirus, Angelo Redaelli rincasava tardi ogni sera, stanco ma felice. Era stanco perché per lunghe ore si era concentrato sulle luci, le forme e le ombre che dal palcoscenico attraversavano il suo obiettivo e che silenziosamente fotografava. Era felice, perché da sempre il teatro per lui è passione, emozione e grande stimolo. Da quando il Covid-19 è arrivato a sconvolgere le nostre vite, il teatro non è stato più lo stesso, o meglio non è stato e basta.

I sipari di quasi tutto il mondo si sono chiusi; anche quelli di Milano, dove Angelo vive e lavora. In Italia, infatti, lo stop forzato di teatri, cinema, musei, biblioteche e altre istituzioni culturali per prevenire la diffusione del coronavirus è stato imposto il 4 marzo scorso dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte producendo enormi danni economici.
Secondo la Fondazione Symbola, il settore spettacolo incide per il 6,8% sulle attività economiche del Paese per un totale di 96 miliardi di euro nel 2019. In base alle stime fornite dalla Siae (Società Italiana degli Autori ed Editori), l’impatto del lockdown sui teatri ha generato una perdita di incassi al botteghino di 10,1 milioni di euro e oltre 7.400 date cancellate solo nella settimana 24 febbraio – 1 marzo 2020. Il 76,5% dei teatri ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, mentre il 73,5% ha annullato i contratti per causa di forza maggiore. La Fondazione Centro Studi Doc, analizzando il numero di lavoratori della “event industry” nel 2019 fornito dalla Fondazione Symbola, mette in luce un dato importante: su oltre 416mila addetti, 374mila non stanno lavorando.

Quando era confinato a casa per rispettare le misure restrittive imposte, Redaelli passava le giornate davanti al computer, a calibrare e riordinare fotografie. Era ora di riprendere in mano il suo grande progetto: raccogliere le immagini più significative dal suo esteso archivio e realizzare libri fotografici di qualità per amanti del teatro e della scena.

Dal 3 giugno scorso – da quando il governo Italiano ha ridotto le regole di confinamento dovute alla pandemia e l’Italia ha riaperto i confini al mondo – Angelo esce ogni mattina con la sua bici da corsa.  Guarda con occhi più attenti ciò che per mesi ha intravisto dalle finestre del suo appartamento, respira i profumi che prima non sentiva e si gode il calore dei raggi del sole, pedalando con una nuova energia. E mentre corre veloce sulle due ruote, ripensa alle sue immagini, domandandosi cosa vedrebbe la gente se si soffermasse a guardarle.

Eccone una: le luci e le ombre di un teatro immaginario in tempi di Covid-19. Ogni settimana verrà pubblicata una fotografia dedicata alla cultura. Sta a voi interpretarla e commentarla.

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