Egitto moderno e antico a confronto. Le riflessioni dei bambini di quarta elementare della scuola italiana di Parigi

White Desert. Egitto. Ph. Silvia Dogliani“Come ve lo immaginate oggi l’Egitto?”, chiedo agli alunni di quarta elementare della scuola italiana Leonardo da Vinci di Parigi. “Penso che ci siano serpenti e pesci pericolosi nel Nilo, uccelli fortissimi come aquile, leoni a volontà. La gente poverissima, tutti neri, che abitano in capanne e soldati sanguinari senza pietà”, risponde D.. La quarta elementare quest’anno ha studiato l’antico Egitto, come prevede il programma ministeriale di storia. La maestra Patrizia ha voluto rendere più stimolanti le lezioni e mostrare ai bambini esempi tangibili organizzando una gita al dipartimento di antichità egizie del Museo del Louvre. “In classe ci siamo appassionati studiando l’antico Egitto soprattutto sui libri, che, pur essendo pieni di immagini, ci hanno lasciato spazio all’immaginazione”, mi dicono i compagni di D. E’ proprio dalla loro vivace immaginazione che è nato il progetto Egitto contemporaneo: passare dalla teoria alla pratica e mettere a confronto la storia antica di un Paese con quella moderna, mostrando fotografie e raccontando ai bambini di quarta l’Egitto di oggi.

“Come é cambiata la vostra visione sull’Egitto da quando studiavamo l’antico Egitto a dopo gli interventi della fotogiornalista Silvia Dogliani in classe?”, chiede ai ragazzi la maestra Patrizia.

Sono in molti ad alzare la mano e a voler condividere con i compagni le proprie riflessioni. “Prima dell’incontro con la reporter, pensavamo all’Egitto: un grande deserto senza oasi di un tipo solo: sabbia, vento e tanto caldo!”, concorda la maggioranza. “Credevamo che ci fossero templi dappertutto, che le piramidi si trovassero solo nel deserto, che ci fossero poche città, che facesse molto caldo e le persone fossero povere”.

“Nella mia immaginazione la gente camminava a piedi nudi senza scarpe, vestiti con tuniche e veli per coprirsi dal sole”, analizza M. “Non riuscivo a pensarli con la tivù o con il computer, insomma indietro nella tecnologia, neanche gli occhiali o i calzini. Immaginavo le scuole e le città povere – continua – e che non esistesse gente ricca. Ma quando mi hanno spiegato com’era, sono rimasta a bocca aperta!”.


“La fotogiornalista, che ha vissuto in Egitto per quattro anni, ci ha parlato dei mestieri, dei trasporti, della religione, delle diverse città, del mare, del fiume: non mi immaginavo che ci fosse così tanto in Egitto!” dichiara G.. “Il Cairo mi sembrava la sola città del Paese e non pensavo fosse così moderno; credevo che le antiche città come Alessandria non esistessero più“. Prende la parola anche S.: “Immaginavo l’Egitto un Paese calmo con le case di legno sul mare, senza macchine“.

“Prima che la signora Dogliani ce lo spiegasse con i suoi reportage, io credevo l’Egitto come l’antico, cioè tutto desertico e con solo il fiume Nilo”, insiste E.. “Immaginavo le case come le piramidi di sabbia e non lo pensavo moderno”. Anche G., guardando le fotografie del deserto, resta sorpreso: “Adesso so che ci sono tre tipi di deserto e alcune oasi”.

“Abbiamo scoperto che ci sono piramidi in mezzo alle città, che ancora oggi il Nilo é importantissimo. Lo sono anche il Mar Mediterraneo e il Mar Rosso per il turismo, il commercio e la navigazione”, afferma un gruppo di alunni. “Adesso sappiamo che ci sono tanti mestieri e la gente è un po’ moderna e un po’ tradizionale. Alcuni molto ricchi e altri poveri, tanto che ci sono bambini che devono lavorare. La religione e la famiglia sono molto importanti. Il calcio è uno sport diffuso e alcune parole arabe assomigliano all’italiano!“.

R. credeva che l’Egitto fosse uno Stato povero e le persone morissero di sete: “pensavo che nel deserto non ci fosse niente, invece ci sono oasi e piramidi. Credevo che le case fossero fatte solo di pietra, senza finestre; invece ci sono anche grattacieli moderni”. Dello stesso parere è anche A., che presumeva che l’Egitto fosse “tutto deserto, con qualche povera abitazione sparsa. Non immaginavo delle città con grattacieli”.

Stupiti e curiosi, i ragazzi di quarta elementare sono anche molto documentati. Sanno che una delle risorse economiche principali del Paese è il turismo, ma che gli avvenimenti di questi ultimi anni – a partire dalla “Rivoluzione”, che nel febbraio del 2011 ha portato alla destituzione dell’ex raìs Hosni Mubarak, fino all’arrivo del generale al Sisil’hanno messo alla prova: “Immaginavo le sfingi altissime con molti turisti, però pensavo anche alla guerra, vagamente, perché avevo visto delle immagini in televisione e molta povertà”, aggiunge A. , che afferma di aver capito, ora, che “l’Egitto è un Paese civilizzato, con delle grandi città”. E’ d’accordo la sua compagna A., aggiornata sulle ultime vicende di violenza che hanno colpito la regione: “Immaginavo l’Egitto moderno come un Paese in guerrra, con attentati ed estremisti, molto religiosi. Dopo l’intervento della reporter, ho visto che ci sono anche meraviglie, come la biblioteca di Alessandria, e la gente è simpatica”.

Anche G. è al corrente di quanto sta accadendo oggi in Egitto. Ma le immagini che ha visto alla televisione lo hanno indubbiamente suggestionato: “Pensavo ad un Paese in piena rivolta, privo di regole. Credevo che esplodessero 12 bombe al giorno, che trafficassero armi in ogni parte del Paese, che agli uomini non importasse niente della famiglia e che le donne dovessero portare per forza il chador. Poi ho capito che non era tutto così”.

“Me lo immaginavo con più deserto e meno abitazioni, ma invece ci sono molte case al Cairo”, interviene N. “Pensavo che le famiglie non fossero così unite, ma ho scoperto che lo sono e, alcune volte, vanno in quattro in motorino. Che paura!. Credevo anche che solo gli uomini lavorassero e le donne no. Però non è sempre così”.

E. è tra i più perplessi: “Non immaginavo l’Egitto con tanto traffico! Neanche pensavo si usassero robot e altre tecnologie; tanto meno ci fossero biblioteche moderne e medici così bravi“. Ma oltre al suo stupore, E. esprime anche molta sincerità: “Ho scoperto, però, che non ci vorrei vivere, perché mi sembra triste non poter uscire per il troppo caldo durante il giorno!”.

 

 

 

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